I am Article Layout

Scegli il tuo profilo:

Hai sbagliato selezione? Vai al sito dedicato a:

La crisi economica turca

Aprile 2019
Materiale di marketing

La Turchia cammina sul filo?

La Turchia è sull'orlo di una crisi della bilancia commerciale a meno che non vadano in porto le riforme politiche.

La grande stretta

Dopo la crisi valutaria dello scorso agosto, la lira turca è di nuovo tornata in prima pagina a fine marzo, con un'impennata del tasso forward overnight implicito e del tasso di cambio. Le ragioni alla base di questa ripresa lampo sono complesse, ma in effetti è stata trainata da uno scarso posizionamento degli investitori e dai controlli parziali sui movimenti di capitale introdotti dal governo la scorsa estate.

Il picco della volatilità di mercato si è verificato proprio quando le elezioni locali hanno visto il governo in carica AKP del Presidente Erdogan perdere parte del suo potere, soprattutto nei principali centri urbani. 

Come reagirà l'amministrazione a questa battuta d'arresto? Dovremmo aspettarci un tuffo in un grande populismo economico o piuttosto un'agenda di riforme progressiste? Fino a quando non vi sarà chiarezza, gli investitori preoccupati probabilmente eserciteranno una continua pressione al ribasso sulla valuta.

Fig. 1: Tasso forward overnight implicito e tasso di cambio della Turchia 
Tasso forward overnight implicito della Turchia e tasso di cambio
Fonte: Pictet Asset Management, CEIC, Datastream, aprile 2019

Una rete intricata

La Turchia ha il secondo maggior tasso d'inflazione dei mercati in via di sviluppo, dopo il Paese "gemello" dei mercati emergenti, altrettanto in difficoltà, ossia l'Argentina. Anche se i nostri indicatori suggeriscono che l'inflazione turca potrebbe aver raggiunto il picco per il momento, riteniamo che le precarie condizioni economiche e l'incertezza politica stiano a indicare che il rischio di una vera e propria crisi della bilancia commerciale sia ancora presente.

Questa fragilità è espressa dalla volatilità delle partite correnti turche, che come sotto indicato, sono tornate in deficit. Un ulteriore notevole deprezzamento della lira turca rischia di generare un circolo vizioso, destinato ad accentuare la portata della recessione economica.

Fig. 2: Ripartizione delle partite correnti turche
Ripartizione delle partite correnti turche
Fonte: Pictet Asset Management, CEIC, Datastream, gennaio 2019

Alternative in esaurimento?

Un'ulteriore fragilità emerge dalle riserve valutarie della Turchia, che equivalgono ad appena quattro mesi di importazioni. Per contro quelle del Brasile corrispondono a 25 mesi e quelle della Cina a 16 mesi.
Fig. 3: Riserve valutarie della Turchia su MESI DI importazioni
Riserve valutarie della Turchia su mesi di importazioni
Fonte: Pictet Asset Management, CEIC, Datastream, gennaio 2019

Crescente dipendenza dal dollaro

Un'altra preoccupazione è la crescente "dollarizzazione" dei prestiti nell'economia (si veda il grafico a sinistra). Tuttavia, è più che seguita da un aumento dei depositi in dollari, come mostra il grafico di destra, il che implica che per il momento il rischio di un disallineamento valutario rimane sotto controllo.
Fig. 4A (sx):  Prestiti delle banche turche in valuta locale ed estera / Fig. 4B (dx): Depositi delle banche turche in valuta locale ed estera 
Prestiti delle banche turche in valuta locale ed estera
Fonte: Pictet Asset Management, CEIC, Datastream, febbraio 2019

A che punto è la politica?

Nel complesso, vediamo il risultato delle recenti elezioni come piuttosto contrastante in termini di opportunità di investimento. Ai margini, data la debole posizione dell'AKP notiamo uno spostamento verso un contesto più favorevole ai mercati, in cui le autorità iniziano ad attuare alcune delle tanto richieste riforme politiche strutturali e a breve termine. Se ciò si verificherà, la Turchia potrebbe evitare il baratro di una crisi economica ancora peggiore.

Cosa dire dei mercati?

Osservando i 18 precedenti episodi di crisi valutarie* nei mercati emergenti sotto riportati, si nota che di solito ci sono voluti in media da quattro a sei trimestri affinché il PIL tornasse al livello precedente all'esordio di qualsiasi crisi valutaria. Al contempo, in termini di mercati azionari il nostro backtest indica che in media hanno toccato il livello minimo per quattro trimestri prima di entrare in una fase di forte ripresa.

Ciò pare indicare che probabilmente la Turchia (e l'Argentina) deve resistere ancora almeno altri due trimestri prima che inizi una ripresa del PIL o dei mercati azionari. Il prolungarsi della crisi politica e/o la mancata attuazione delle riforme strutturali necessarie non faranno che allungare i tempi.
Fig. 5A (sx): PIL reale dei ME prima e dopo le crisi valutarie / Fig 5b (dx): Mercati azionari emergenti prima e dopo le crisi valutarie
PIL reale dei ME prima e dopo le crisi valutarie
Fonte: Pictet Asset Management, CEIC, Datastream. *La nostra definizione di una crisi valutaria è quando il tasso di cambio reale ponderato per gli scambi scende più del 10% su base trimestrale. In questo contesto si sono verificati 18 episodi dall'inizio degli anni '90: Argentina (02), Brasile (99), Bulgaria (97), Colombia (99), Egitto (03), India (93), Indonesia (97), Corea (97), Malesia (97), Messico (95), Filippine (97), Romania (99), Russia (98), Sudafrica (04), Turchia (94 & 02), Ucraina (98)