I mercati sono stati scossi da un’epidemia virale e dalla guerra sul prezzo del petrolio. Ma le risposte dei governi potrebbero offrire un po’ di tregua, anche se temporanea.
Scritto da
Pictet Asset Management Strategy Unit
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Le feroci reazioni dei mercati alla rapida espansione del contagio da Coronavirus e la guerra sul prezzo del petrolio scatenata dall’Arabia Saudita hanno posto le azioni in condizioni favorevoli a un potenziale e repentino rimbalzo, per quanto temporaneo. Lo shock sui mercati è evidenziato dal balzo del Vix, l’indice della volatilità dei mercati, che ha registrato il maggiore aumento trimestrale dal crollo del Black Monday nel 1987, superiore anche a quello a cui abbiamo assistito durante la crisi di Lehman Brothers.
Un rimbalzo delle azioni pare altamente probabile se i responsabili della politica attueranno misure di stimolo coordinate, come ha fatto mercoledì scorso il Regno Unito con un taglio d’emergenza dei tassi e un pacchetto fiscale di vaste proporzioni. Di conseguenza, aumentiamo le nostre posizioni tattiche sulle azioni portandole da sottopesate a neutre e riducendo l'esposizione alla liquidità a neutra.
Tuttavia, ci muoveremo con circospezione. Privilegiamo i settori azionari difensivi, quali quello sanitario, e rimaniamo sovrappesati su beni rifugio quali il franco svizzero, i Treasury USA e l’oro.
Le prospettive per le obbligazioni societarie paiono meno incoraggianti nel breve termine, non ultimo, data la riduzione della liquidità di questo mercato.
Sebbene i nostri indicatori del ciclo economico non saranno al passo con i recenti eventi per un certo periodo, le prime indicazioni suggeriscono che la produzione cinese è crollata del 5% su base annualizzata, nel primo trimestre. Tuttavia, siamo incoraggiati da segnali che lasciano presagire che in Cina si sta tornando a lavorare, adesso che l’epidemia è sempre più sotto controllo. Ipotizzando che la seconda economia mondiale presto tornerà ad una situazione di normalità, potrebbe verificarsi un significativo rimbalzo nel secondo trimestre. Anche altre economie asiatiche stanno rispondendo bene. Di fondamentale importanza adesso sarà lo sviluppo degli eventi negli Stati Uniti e in Europa, con l’Italia che sta mostrando in modo preoccupante come il virus sia in grado di stravolgere la vita delle persone.
Le condizioni di liquidità sono destinate a migliorare, grazie alla risposta coordinata della politica monetaria e fiscale. Stimiamo che le principali banche centrali al mondo abbiano fornito 350 miliardi di dollari di liquidità finora da inizio anno, con Fed e Bank of England che stanno procedendo a tagli dei tassi d’emergenza. Queste misure sono tutt'altro che sufficienti – ma riteniamo che i responsabili della politica assumeranno toni più aggressivi nei prossimi mesi, portando l'iniezione totale di liquidità di quest’anno a 2000 miliardi di dollari, quasi il doppio della media annua dal 2008.
Ci sono anche segnali incoraggianti sul possibile ammorbidimento dei requisiti di capitale per le banche e su eventuali finanziamenti alle aziende vulnerabili, nel tentativo di allentare le tensioni nel mercato del credito. La mossa della BoE potrebbe costituire un modello da tenere presente per altre banche centrali – ha ridotto il coefficiente della riserva di capitale anticiclica a zero dall’1% e ha abbandonato il piano di aumentarlo al 2% entro fine anno. Ha anche avviato un pacchetto di prestiti d’emergenza da 100 miliardi di sterline, offrendo un finanziamento a termine per le piccole e medie imprese.
Avendo perso circa il 20% dal picco di metà febbraio, le azioni globali sono passate da costose a convenienti in termini assoluti in meno di un mese, in base al nostro modello di analisi delle valutazioni. Il rapporto price-to-earnings dell’MSCI World è sceso al 14,7 il 10 marzo, rispetto al 16,9 del 19 febbraio, una flessione del 13%.
Soprattutto, sia i mercati azionari che quelli obbligazionari sono adesso pronti ad una recessione – scontando una probabilità del 70-75% negli Stati Uniti. Ciò lascia spazio per un potenziale rimbalzo in seguito agli stimoli dei governi o delle banche centrali. Tuttavia, per quanto le azioni siano convenienti, non lo sono in modo eccezionale – a livello di rendimento totale siamo ad una sola deviazione standard al di sotto del trend degli ultimi 20 anni – quindi c’è spazio per nuovi minimi se la situazione del Coronavirus dovesse peggiorare.
Per quanto riguarda i fattori tecnici, di mercato, il nostro indicatore del sentiment suggerisce che le azioni sono ipervendute, con i crescenti timori degli investitori. Tuttavia, il loro posizionamento indica che non ci sono state fughe di massa dalla classe di attivi, a suggerire che il mercato deve ancora capitolare.
Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU) è il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e commodity.
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