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Educazione finanziaria

Econofisica: come dare un senso alla complessità dei dati economici

Marzo 2016

L’obiettivo di questa nuova disciplina è capire se esistono regolarità e simmetrie teoriche nel disordine dei dati economico-finanziari estrapolati dalle serie storiche. E prevedere i prossimi sommovimenti.

Più la volatilità aumenta e maggiori sono le fluttuazioni dei mercati. Lo abbiamo visto negli ultimi mesi e secondo molti esperti lo vedremo ancora a lungo. Ma si tratta di dinamiche non lineari e complicate da prevedere. Se ci spostiamo per un attimo agli ultimi studi in campo scientifico, notiamo che queste tendenze irregolari ed eterogenee hanno un ruolo determinante nell'evoluzione dei sistemi complessi: è il caos deterministico che sembra regolare l’universo, gli atomi, la realtà degli esseri umani. E anche il mondo economico.
Sembra infatti che l’economia abbia molte analogie con i sistemi complessi della fisica, come per esempio i fenomeni meteorologici o la dinamica dei liquidi. Ecco perché si studia una nuova disciplina chiamata econofisica.

Che cosa vuol dire econofisica?

A partire dalla grandissima quantità di dati disponibili grazie all'informatizzazione dei movimenti economici, da quelli microscopici a quelli di portata planetaria, è stato possibile mettere in relazione economisti e fisici. Così, da questa collaborazione è nata l'econofisica, una nuova branca dove la finanza quantitativa e la matematica finanziaria vengono implementate con i modelli e i metodi di materie come la meccanica statistica, la dinamica non lineare, la fisica nucleare, l’astrofisica. L’analisi di mercati e prodotti finanziari avviene anche sulla base di questi percorsi apparentemente differenti e in questo modo gli econofisici studiano in modo empirico e teorico le leggi di scala dei fenomeni economici, oppure sfruttano l’analisi delle transizioni di stato.

Qual è l'obiettivo?

L’obiettivo di questi studi e di queste tecniche è cercare di capire se esistono regolarità e simmetrie teoriche anche nel disordine dei dati economico-finanziari estrapolati dalle serie storiche. E prevedere i prossimi sommovimenti. Già nel 1997, secondo la rivista Nature, il 48% dei dottori di ricerca in fisica degli Stati Uniti lavorava nella finanza e nei primi anni 2000 anche in Italia è sbarcato questo trend. Viene riconosciuta ai fisici una naturale capacità di modellizzare problemi complessi, un’ottima confidenza nel trattamento di grandi quantità di dati e progredite attitudini di problem solving. Per le società finanziarie sono preziose risorse sulle quali investire.