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Si chiamano bitcoin le monete digitali più famose al mondo, quelle che da un lato spaventano e dall’altro incuriosiscono finanzieri e banchieri di tutto il mondo. Ma di cosa stiamo parlando? Ecco dieci punti per capire da dove vengono e come funzionano.
1. Le origini
I bitcoin nascono nel 2009. Non si sa davvero chi li abbia inventati, se sia una sola persona o un gruppo di lavoro. L’inventore viene chiamato Satoshi Nakamoto, ma questo sembra essere un nome di fantasia che finora ha garantito l’anonimato alla persona o alle persone che hanno creato i bitcoin. Un'inchiesta di Newsweek del 2014 sosteneva che Dorian Prentice Satoshi Nakamoto, ingegnere di origini giapponesi che da anni vive in California, fosse l’inventore della moneta virtuale. Nakamoto voleva creare un sistema di valuta elettronica senza autorità centrale; e dopo averlo creato si sarebbe sfilato dal sistema. Ma il diretto interessato smentì la notizia del settimanale.
2. La storia
Fino all’aprile del 2013, un bitcoin valeva meno di cento dollari. Alla fine di quell’anno, balzò quasi fino a quota 1.000 dollari. Ma nel febbraio 2014, con il crollo di Mt.Gox, la piattaforma di scambio più grande al mondo, il prezzo tornò a scendere. Cominciò un periodo di crisi, che finì nel 2017, quando il valore della moneta digitale ricominciò a salire arrivando a superare i 10mila dollari prima e sfiorando addirittura i 19mila poi.
3. Blockchain
È la tecnologia alla base del funzionamento dei bitcoin, una sorta di libro contabile in cui sono registrate tutte le transazioni in bitcoin fatte dal 2009 a oggi. Si tratta di un database distribuito che sfrutta la tecnologia peer-to-peer, per cui chiunque può prelevarlo dal web diventando quindi un nodo di questa rete. Attraverso questa modalità di verifica, non c’è bisogno del via libera di una autorità centrale di controllo per effettuare una transazione. È la Blockchain a fare quello che normalmente fa una banca. Le transazioni sono rese possibili dall’approvazione del 50% + 1 dei nodi. L’evoluzione e l’ingrandimento del sistema bitcoin ha fatto sì che oggi partecipare alle operazioni che confermano le transazioni richieda una grandissima potenza di calcolo. Per questo, esistono grandi capannoni in cui ci sono migliaia di computer, raffreddati da imponenti impianti di ventilazione. Questo processo è chiamato estrazione, o mining, e recentemente si è iniziato a discutere del suo impatto ambientale, visto che questi centri consumano una grande quantità di energia.
4. Future
A dicembre 2017 il Chicago Board Options Exchange ha lanciato i future sui bitcoin, cioè i titoli che scommettono sul rialzo o sul ribasso della criptovaluta. A seguire anche la CME, Chicago Mercantile Exchange, la società che gestisce il più grande mercato di derivati al mondo, ha fatto lo stesso. La possibilità di scommettere sui bitcoin, al ribasso o al rialzo, potrebbe ampliare la portata speculativa dell’investimento e la sua volatilità.
5. Volatilità
È una caratteristica dei bitcoin, il cui valore è salito e sceso e salito precipitosamente in pochi mesi. L’incremento del 1500% del valore nel giro di un anno è stata un'impennata senza precedenti. È questo quello che porta molti critici della moneta virtuale a vedervi solo uno strumento di speculazione.
6. Valore
Il valore dei bitcoin è dettato dalla domanda e dall’offerta: e cioè da quanto le persone sono disposte a pagarli. Il prezzo di un bitcoin è calcolato sulla base del valore al quale è scambiato con le normali valute. Una particolarità del sistema, però, è che il numero totale delle unità prodotte è prestabilito: ne verranno emesse fino ad avvicinarsi alla quantità totale di 21 milioni, presumibilmente nel 2030, senza mai raggiungerla. Il pericolo della perdita di valore della valuta è quindi minimo, perché non è previsto che possano essere effettuate iniezioni di denaro da un ente come una Banca centrale. Man mano che si avvicinerà quella data, se continuerà ad aumentare la richiesta, ci sarà un processo di deflazione, per via della sempre minore disponibilità della valuta.
7. Bolla
Gli analisti sono divisi tra chi prevede lo scoppio imminente di una bolla e chi vede invece un futuro di crescita dirompente della criptovaluta. C’è chi li paragona alla bolla delle dot.com degli anni Novanta, quando bastava mettere “.com” nel nome di una società e quotarla per vedere schizzare le azioni.
8. Deregulation
Quello dei bitcoin resta un mercato non regolamentato. Gran parte degli scambi avviene su un numero limitato di piattaforme che non offrono sistemi di tutela in caso di fallimento o hackeraggio.
9. Come usarli
Investire sulla criptovaluta è semplice: basta registrarsi su una piattaforma di scambio e aprire un proprio portafoglio virtuale. La maggior parte delle persone che investe in bitcoin lo fa comprando quelli già esistenti, e partecipando al processo di estrazione. Si possono comprare e conservare su molti siti, il più famoso dei quali è Coinbase.
10. Dove usarli
Si stanno moltiplicando sia le grandi aziende che i piccoli negozi che accettano la criptovaluta, oltre alle app, le piattaforme di e-commerce e le compagnie aeree. Secondo Coinatmradar.com (una mappa degli Atm mondiali), in Italia ci sono 14 “bancomat” per bitcoin, per convertire criptovaluta in euro e viceversa. Coinmap.org e Quibitcoin.it forniscono invece le mappe degli esercizi commerciali che li accettano. Si trova di tutto, dagli idraulici ai falegnami, anche se la lista è ancora corta.
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