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Educazione finanziaria

Guida ai derivati finanziari: cosa sono e a cosa servono

Settembre 2020

Forward, swap, future, opzioni. Gli investitori acquistano una o più di queste tipologie di derivato per coprirsi dai rischi di investimento, per speculazione oppure per operazioni di arbitraggio.

Un derivato, come dice il nome stesso, è uno strumento finanziario il cui prezzo o valore è calcolato in relazione al valore di altri beni o strumenti presenti sul mercato. Questi ultimi sono chiamati “sottostanti” e possono avere diverse forme e caratteristiche: titoli di Stato, oro, azioni, petrolio, altre commodities e altri asset.

Perchè gli investitori scelgono i derivati

Precisiamo subito che i derivati non rappresentano una scelta “classica” di investimento, ma ci sono tre strategie che possono portare un investitore a puntare su questi asset.

  1. Per coprirsi dai rischi di un investimento già fatto: un derivato in questo caso può bilanciare una potenziale perdita dovuta a una situazione avversa sui mercati.
  2. Per speculare: i derivati sono asset volatili con un alto grado di leva finanziaria. In poche parole, si può guadagnare molto ma anche perdere molto in poco tempo. Per questo gli speculatori esperti puntano ai derivati per guadagnare sull’andamento del sottostante, ma il rischio di perdita è alto.
  3. Arbitraggio: si tratta di comprare o vendere un titolo sottostante e contemporaneamente fare l’operazione opposta con il derivato quotato su un mercato diverso, in modo da guadagnare sfruttando le differenze di prezzo.

I principali strumenti derivati

I derivati presenti sui mercati (regolamentati e non) sono moltissimi, ma secondo le normative italiane possono rientrare in quattro diverse classi:

  1. Forward: sono contratti di compravendita con un termine temporale che vengono scambiati sui mercati non regolamentati over-the-counter. L’acquirente si impegna, attraverso questi contratti, ad acquistare il sottostante a un prezzo pattuito in una data futura prestabilita. Chi vende si impegna a rispettare il contratto, anche se la cessione futura dovesse portare a un risultato negativo.
  2. Swap: è uno scambio a tutti gli effetti (to swap = scambiare). Prevede che le due parti in causa si scambino flussi di cassa in una data futura prestabilita in base al valore del sottostante scelto. Questo strumento viene spesso sfruttato da banche, aziende e anche da enti pubblici per coprirsi dai rischi di investimento. In genere vengono scambiati tassi di interesse, valute, commodity, azioni.
  3. Future: vengono utilizzati nei mercati regolamentati e sono simili ai forward, nel senso che prevedono lo scambio di un ammontare fissato del sottostante a una data futura prestabilita a un prezzo già deciso.
  4. Opzioni: in questo ultimo caso l’acquirente compra dal venditore la possibilità di acquistare o vendere, entro una data prestabilita, una determinata quantità del sottostante al prezzo concordato.
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Fonte infografica: Pictet AM Italia