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Spread

Guida allo spread

Giugno 2018

Lo spread è tornato nell'agenda italiana durante la formazione dell'ultimo governo. Ma quali sono i suoi effetti e perché è così importante?

Spread: cos'è e perché non fa più paura?


Con le turbolenze che hanno preceduto la formazione del governo Conte, è tornata sulla scena la parola “spread”. È un termine divenuto familiare nel 2011, quando – durante l'esecutivo Berlusconi – toccò il suo record: 574 punti. Il sussulto di fine maggio l'ha spinto fino a 320. Ma cos'è lo spread? Cosa indica e quali sono i suoi effetti concreti?

Che cos'è

Il termine “spread”, che può essere tradotto come “differenziale”, è ormai diventato di uso comune per indicare lo scarto tra i Btp (Buoni del Tesoro Poliennali) a 10 anni e i Bund Tedeschi di pari durata già emessi e scambiati sul mercato secondario.

Come si calcola lo spread

Il calcolo è molto semplice: lo spread è il risultato della differenza tra il tasso di rendimento dei Btp e quello dei Bund. Se il primo è del 4% e il secondo dell'1%, lo scarto sarà pari al 3%, ossia a 300 punti base. Significa quindi che lo Stato italiano dovrà pagare il 3% di interessi in più rispetto a quello tedesco su titoli di pari durata.

Perché la Germania

Anche quando non specificato, lo spread si riferisce allo scarto tra Btp (o titoli emessi da un altro Paese) e Bund. Questo perché la Germania, oltre a essere lo Stato più ricco dell'eurozona, è anche quello percepito dai mercati come più affidabile.

A cosa serve lo spread

Attraverso il confronto con Berlino, lo spread è un indicatore che suggerisce la fiducia dei mercati nei confronti del Paese che ha emesso i titoli di Stato. Lo spread, infatti, viene mosso dagli scambi dei Btp sul mercato secondario. Se le vendite aumentano, cresce il rendimento dei titoli e diminuisce il loro prezzo. Se questo movimento è più accentuato rispetto a quello registrato dai Bund, è un segnale di sfiducia nei confronti dell'Italia.

Spread e rendimenti

Essendo un differenziale, lo spread non indica necessariamente un incremento del tasso d'interesse. Non è quindi certo, anche se molto probabile, che a un aumento dello spread corrisponda un aumento del rendimento dei Btp. Lo spread, infatti, può contrarsi non solo quando cala il rendimento delle obbligazioni italiane ma anche quando aumenta quello dei Bund. E, allo stesso modo, può ampliarsi anche in caso di rendimenti italiani stabili (o persino in calo) se quelli tedeschi si contraggono con forza ancora maggiore.

Spread e debito pubblico

Lo spread è un indicatore che riflette gli scambi sul mercato secondario, cioè sui titoli già emessi. La ripercussione sul bilancio dello Stato (cioè su deficit e debito pubblico) non è immediata ma si concretizza al momento dell'emissione successiva. Se in quel momento lo spread sarà elevato (e molto probabilmente lo sarà anche il tasso di rendimento), i nuovi Btp tenderanno ad adattarsi all'andamento del mercato secondario. Avranno cioè un costo maggiore per lo Stato. Essendo le risorse finanziarie di un Paese finite, una spesa maggiore per ripagare le obbligazioni può tradursi in una contrazione di altre voci.

Gli effetti su imprese e famiglie

La catena dello spread parte dalle casse statali, ma può arrivare fino alle tasche di imprese e famiglie. Se il differenziale Btp-Bund sale, è molto probabile che crescano i tassi d'interesse. Le banche soffrono di questa eventualità in due modi: devono pagare di più per raccogliere risorse e vedono diminuire il valore dei titoli italiani che già possiedono. Un costo che potrebbe essere scaricato sui prestiti alle imprese e sui mutui alle famiglie. Anche nel caso meno consueto in cui all'aumento dello spread non corrisponda un incremento dei rendimenti, c'è comunque un tema di competitività: le imprese tedesche possono ottenere capitali a un costo inferiore rispetto a quelle italiane.