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Investimenti

L’Italia lavora al Recovery Plan: ecco cosa si prevede

Ottobre 2020

Il governo ha avviato le interlocuzioni informali con la Commissione europea: il 40% delle risorse sarà dedicato alla transizione green, il 20% al digitale.

Mentre in Europa la trattativa tra Europarlamento e Consiglio sul budget 2021-2027 – a cui è legato il programma Next Generation Eu – sembra in una situazione di stallo, l’Italia ha avviato le interlocuzioni informali con la Commissione europea sulla stesura del Recovery Plan nazionale.

I fondi destinati all'Italia

All’Italia dovrebbero arrivare 209 miliardi di fondi, di cui 81 miliardi in trasferimenti diretti e 128 di prestiti. Secondo l’accordo europeo di luglio, i piani dei governi andranno presentati entro la fine di aprile 2021 e saranno poi valutati da Commissione e Consiglio, con una prima erogazione del 10% e poi successivi trasferimenti semestrali legati al raggiungimento di specifici “milestone” indicati nel piano.

Le linee guida del governo e le macro aree del Piano Rilancio

A settembre il governo italiano ha approvato e inviato al Parlamento le linee guida su cui si baserà il piano nazionale di ripresa e resilienza, con gli obiettivi e le riforme di ampio respiro che si intende attuare. Le linee guida sono distribuite su sei macro aree: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e rivoluzione verde, infrastrutture per la mobilità, istruzione e formazione, equità, inclusione sociale e territoriale, salute. Sotto ogni area di intervento (cluster), si trovano poi le “azioni-progetti”.

 

Nel capitolo dell’innovazione tecnologica gli obiettivi elencati sono sei, tra cui: digitalizzazione della pubblica amministrazione favorendo la diffusione dei pagamenti elettronici; completamento della rete nazionale in fibra ottica; identità digitale unica per cittadini e imprese; sviluppo del 5G.

 

Sul fronte della rivoluzione verde, ci sono dieci obiettivi: dai piani per migliorare la qualità dell’aria e delle acque alla graduale decarbonizzazione dei trasporti, fino al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici e al rafforzamento dell’economia circolare.

 

Nel piano per le infrastrutture, si va dal completamento dei corridoi ferroviari europei Ten-T all’alta velocità per passeggeri e merci fino alla mobilità sostenibile pubblica e privata.

 

Tra gli obiettivi che riguardano l’istruzione c’è il cablaggio con la fibra ottica di scuole e università e la dotazione di infrastrutture per la didattica a distanza, ma anche l’aumento della quota di laureati e diplomati, il contrasto all’abbandono scolastico e la riqualificazione dei docenti.

 

Nel cluster “Equità, inclusione sociale e territoriale”, si punta a ridurre le diseguaglianze aumentate con la pandemia, partendo dalla riqualificazione di aree interne e periferie. In questo capitolo, la parte più importante riguarda il lavoro: l’obiettivo è di aumentare il tasso di occupazione di dieci punti per arrivare all’attuale media europea. Per farlo, si prevedono un piano per l’occupazione femminile, incentivi per le assunzioni nel Mezzogiorno e un rafforzamento delle politiche attive.

 

L’ultimo capitolo, quello della salute, punta a un rafforzamento del sistema sanitario territoriale e della assistenza domiciliare, oltre che a maggiori investimenti nella ricerca scientifica.

Via alle interlocuzioni

Il 15 ottobre era fissata la scadenza per l’invio della prima bozza del Recovery Plan, oltre che del documento programmatico di bilancio. Nella Nadef (Nota di aggiornamento al Def) approvata dal governo, che fa da cornice alla manovra di bilancio, è stato delineato il calendario di utilizzo dei fondi europei per la ripresa fino al 2026, anno in cui il Recovery si esaurirà: il prossimo anno verranno utilizzati 25 miliardi (11 di prestiti), nel 2022 invece 37 miliardi.

 

Il Ministero dell’Economia prevede che nel triennio 2021-2023 saranno utilizzate tutte le sovvenzioni a fondo perduto previste dalla prima fase del Recovery Plan europeo, pari al 70% del totale che spetta all’Italia, e “una prima parte del restante 30%”, con un parziale ricorso ai prestiti, che pesano sul debito. Il resto verrà utilizzato tra 2024 e 2026. Le sovvenzioni “andranno ad aumentare la spesa per investimenti pubblici, il sostegno agli investimenti privati e le spese per ricerca, innovazione, digitalizzazione, formazione ed istruzione”, ma l’esatta ripartizione è rinviata ovviamente al Piano di ripresa e resilienza che sarà presentato ufficialmente solo a gennaio.

 

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenendo alla Camera dei deputati in vista del Consiglio europeo del 15-16 ottobre ha sottolineato che si tratterà in particolare di un piano volto a favorire la “transizione verde e digitale”: il 40% delle spese saranno indirizzate nel primo di questi due processi, ovvero nella sostenibilità ambientale, nell’efficientamento energetico e nell’economica circolare; il 20% nella digitalizzazione, con incentivi per “nuove tecnologie 4.0 nei processi produttivi e nella pubblica amministrazione e nella cittadinanza nel suo complesso”. Secondo Conte, queste misure saranno necessarie per “colmare il divario strutturale in relazione alla produttività dagli investimenti”.

 

Sull’occupazione femminile, ha precisato il premier, “accolgo l’impegno contenuto nella risoluzione di maggioranza approvata martedì e assicuro che una parte significativa” delle risorse del Recovery Plan “sarà destinata a questo scopo”. Conte ha annunciato anche l’introduzione di un “assegno unico universale per ogni figlio a carico”, evidenziando la necessità di invertire la tendenza al calo della natalità.

 

Anche il Ministro dello Sviluppo economico aveva sottolineato l’intenzione del governo di utilizzare parte del Recovery Plan – circa 25 miliardi – per il piano Transizione 4.0. Secondo Stefano Patuanelli, il rafforzamento del pacchetto smart manufacturing “è fondamentale nella nostra politica di sviluppo economico”.

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Fonte infografica: Pictet AM Italia