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Le borse asiatiche riaprono in affanno. Le decine di migliaia di contagi hanno avuto un effetto domino anche nel comparto finanziario e sull’economia cinese, con ripercussioni in tutto il mondo. Molte aziende sul territorio cinese hanno sospeso le attività e i titoli delle compagnie aeree sono crollate.
La città di Wuhan, presunto epicentro dell’epidemia nonché metropoli di oltre 11 milioni di abitanti e centro propulsore degli investimenti su nuove tecnologie e industria pesante, è in quarantena. Le borse asiatiche, rimaste chiuse fino al 3 febbraio, sono ripartite in profondo rosso. Shanghai e Shenzhen hanno ceduto quasi l’8%, Tokyo l’1%, Taiwan e Singapore l’1,2%, Bangkok lo 0,3%. Solo Hong Kong resta sopra la parità (+0,1%), mentre le borse europee e quelle americane continuano la ripresa dopo il crollo medio del 2% registrato lo scorso 27 gennaio.
L’indice Caixin, che misura l’attività manifatturiera cinese, a gennaio è sceso dal 51,5 al 51,1, segnando il ritmo di crescita più lento degli ultimi cinque mesi. Ma non sono solo problemi interni: la domanda di petrolio nel Paese, il maggior importatore al mondo di greggio, secondo Bloomberg è calata addirittura del 20%.
In diverse aree della Cina (fra cui Shanghai, Chongqing e il Guangdong) la ripresa delle attività dopo il Capodanno lunare è stata rinviata per i timori di diffusione dell’epidemia, anche se alcune aziende strategiche come il colosso Huawei hanno potuto beneficiare di speciali esenzioni dallo stop all’attività. Non così Toyota, che ha fermato la produzione. Anche alcune aziende internazionali, come Renault, Starbucks e McDonald’s, hanno chiuso i battenti fino a nuovo ordine, mentre Disney ha chiuso il suo resort a Shanghai.
Secondo Shaun Roache, capo economista di Standard&Poor’s per l’Asia, i peggiori effetti potrebbero derivare dalla contrazione (stimata al 10%) dei consumi nei settori degli acquisti e del turismo dei viaggiatori cinesi. Il mercato delle compagnie aeree offre una fotografia allarmante: i titoli di Easyjet sono scesi del 4,6% e la perdita di Lufthansa ha toccato il 5,2%. British Airways ha cancellato tutti i voli verso la Cina, mentre Facebook e HSBC hanno invitato i propri dipendenti a evitare viaggi non necessari nell’area.
Gioiscono invece le azioni delle aziende sanitarie, soprattutto quelle specializzate nella produzione di mascherine. Come riferisce Aboutpharma, le società Shanghai Dragon e Tianjin Teda hanno registrato un rialzo del 10% e la giapponese Kawamoto Corporation addirittura del 23,6%.
Buone notizie anche dal settore del lusso, inizialmente tra i più colpiti: LVMH di Bernard Arnault, che aveva perso oltre il 5%, è infatti in ripresa insieme ad altre grandi firme come Ferragamo e Prada.
Gli strascichi finanziari del coronavirus, comunque, rischiano di essere ancora forti e soprattutto potrebbero durare sul lungo termine in diversi settori strategici. Una prospettiva tutt’altro che remota, che dovrebbe spingere la Cina a ridurre l’obiettivo di crescita del 2020 e, al contempo, attivare nuove misure di sostegno all’economia.
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