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Educazione finanziaria

Gli indici azionari sono davvero affidabili?

Maggio 2021

Gli indici azionari sono un punto di riferimento per gli investitori. Ma la presenza di alcune aziende molto grandi e la composizione sbilanciata di alcuni settori forniscono una visione distorta della realtà dei mercati.

Dow Jones, S&P 500, Ibex35, Nikkei, Nasdaq, MSCI All Country World Index (ACWI) sono tra i termini più utilizzati dagli investitori professionisti. Si tratta di indici azionari che danno un’idea dei trend dei mercati finanziari e ognuno di loro è composto da un determinato numero di titoli: per esempio l’americano S&P 500, come suggerisce il nome, è formato dai 500 titoli selezionati da un comitato specifico che rappresentano circa l’80% della capitalizzazione del mercato (anche se in realtà sono 505), e l’Ibex 35 è composto dai 35 titoli con maggiore capitalizzazione della Spagna.

Perché non sempre gli indici azionari rappresentano la realtà

In teoria, la logica ci dice che più sono le società quotate in un indice, più quell’indice è uno specchio riflesso della realtà. In realtà, però, questo non è un fattore così determinante per fotografare lo stato di salute delle aziende interessate.

 

Nel settore tecnologico, per esempio, alcuni titoli hanno raggiunto valori così alti che garantiscono loro un peso molto elevato, anche troppo elevato, secondo molti esperti del settore finanziario. Infatti, l'1% delle società S&P 500, le famose GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft), rappresenta oltre il 20% del peso dell'indice. Sebbene godano di ottima salute e, come molti titoli tecnologici, abbiano beneficiato della crisi sanitaria causata dal COVID-19, l'aumento dell'indice è stato in gran parte dovuto a loro, che hanno trainato tutti gli altri.

La distorsione di interi settori

L’esempio di questi pesi massimi dei valori tecnologici, anche se per il momento godono di buona salute, ci dimostra come sia facile offrire una visione distorta della realtà dell'economia basandosi solo su questi indici. Come abbiamo visto in questi ultimi mesi, non tutti i titoli industriali resistono così bene alla crisi sanitaria, ma se sono di peso inferiore rischiano di essere “annegati” nell’indice trainato da settori più pesanti.

La differenza tra gestione attiva e passiva

Ora, questo non significa che gli indici azionari siano poco utili. Ma per tenere traccia dell’andamento dei mercati finanziari è importante trovare anche altri riferimenti: indici di settore, come Euro Stoxx Banks o CAC Industrials e prodotti da Euronext possono fornire indicazioni più accurate. Alcuni investitori, inoltre, utilizzano l'indice non solo come benchmark, ma anche come guida per i loro investimenti. E tutti coloro che scommettono sulla gestione passiva acquistano effettivamente azioni che replicano gli indici praticamente al centesimo. Un’opzione che offre loro una certa comodità, poiché in questo caso è molto facile per tenere traccia dei propri portafogli: è sufficiente monitorare solo uno o due benchmark.

 

Tuttavia, se si opta per la gestione passiva, verranno acquistati tutti i titoli contenuti nell'indice e ciò significa che non verrà fatta alcuna distinzione tra le società i cui prezzi sono chiaramente sopravvalutati e il resto delle società, anche se le prime occupano un posto di rilievo. Quindi, nel caso di un forte calo di queste azioni, l'indice crollerà e, con esso, gli investimenti di quegli investitori. Scegliendo invece una gestione attiva, gli investitori si affideranno a gestori esperti per selezionare le società più promettenti.