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Mercati

Variante Omicron: quali effetti sui mercati

Dicembre 2021

Le tante incognite sulla variante Omicron e sulla capacità dei vaccini esistenti di bloccare la diffusione generano grande incertezza e volatilità

La scoperta in Sud Africa della nuova variante del COVID-19, poi battezzata Omicron dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sui mercati ha subito scatenato il panico. Con tutte le Borse, da una parte all’altra dell’Oceano, che hanno chiuso in territorio negativo e il prezzo del petrolio crollato di oltre il 7%. Mentre i titoli di Big Pharma hanno macinato nuovi record.

Incertezza e colatilità: come pesa la variante Omicron

La nuova mutazione del virus, più contagiosa della Delta, ha inaugurato di fatto una nuova stagione di volatilità sui mercati azionari. Le tante incognite sulla Omicron e sulla capacità dei vaccini esistenti di bloccare la diffusione generano grande incertezza. Per cui basta una notizia o una dichiarazione per spostare le quotazioni in alto o in basso. Finché non ci saranno certezze scientifiche sulla pericolosità della variante, si prospetta un periodo sulle montagne russe nelle piazze europee, a Wall Street e in Asia.

 

Con le nuove restrizioni annunciate in diversi Paesi, i più colpiti restano i titoli legati alla riapertura dell’economia, mentre quelli legati allo “stay at home” – come Zoom e Netflix – restano avvantaggiati.

I diversi scenari, più o meno gravi, dipenderanno dalla pericolosità di Omicron e dalla efficacia dei vaccini. Se la variante fosse più trasmissiva, ma senza provocare effetti gravi, potrebbe spingere la pandemia verso l’ultimo stadio, spiegano gli scienziati.

 

Ma l’incertezza è ancora alta. E gli investitori restano in attesa, pur consapevoli che lo scenario è ben diverso da quello del 2020. Sia i governi sia le aziende, grazie ai vaccini e alle diverse forme di Green Pass, sono più attrezzati per far fronte alla risalita della curva dei contagi.

Le decisioni delle Banche Centrali

In questo quadro, vanno tenute in considerazione anche le mosse delle Banche Centrali. Negli Stati Uniti, la Federal Reserve ha annunciato una accelerazione nella riduzione degli acquisti di asset fino a 30 miliardi di dollari in meno al mese, rispetto ai 15 stabiliti per gli ultimi due mesi dell’anno. Da gennaio, gli acquisti ammonteranno a 90 miliardi al mese (durante la pandemia erano 120), con il tapering che dovrebbe chiudersi entro marzo. I tassi d’interesse, però, sono rimasti invariati allo 0-0,25%.

 

Più cauta la Banca Centrale Europea, che nella sua ultima riunione ha deciso di lasciare i tassi invariati tra lo 0 e lo 0,25%, confermando la fine del PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), il programma di acquisto pandemico di asset, al 31 marzo 2022. Ma allo stesso tempo, l’Eurotower ha deciso di incrementare la portata dell’App (Asset purchase programme) da 20 miliardi a 40 miliardi al mese nel secondo trimestre del prossimo anno. L’importo scenderà a 30 miliardi nel terzo trimestre del 2022 mentre, a partire da ottobre, gli acquisti torneranno a 20 miliardi al mese e dureranno per tutto il tempo necessario. Molto dipenderà dall’inflazione. Ma anche, inevitabilmente, dall’impatto della variante Omicron sulla ripresa.