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Economia e finanza

Pictet Fiver: i cinque fatti economici di luglio 2019

Agosto 2019

I cinque principali fatti di economia e finanza del mese raccontati in breve.

La Federal Reserve ha tagliato i tassi per la prima volta dal 2008, mentre la Banca centrale europea è pronta a mettere in campo misure per rimettere in carreggiata l’inflazione. Intanto, sul fronte delle trattative, non si vedono ancora vie d’uscita nella guerra commerciale Usa-Cina, e per quanto riguarda la Brexit, dopo la nomina di Boris Johnson, la sterlina è scesa ai minimi. Per chiudere, il taglio della produzione di petrolio da parte dell’Opec continuerà ancora per i prossimi mesi. Ecco i cinque principali fatti economici di luglio 2019.

  1. Tassi giù

     La Fed ha tagliato i tassi di interesse di un quarto di punto per la prima volta dal 2008. Il presidente Jerome Powell ha chiarito subito che non è l’inizio di un ciclo, ma altri tagli potrebbero comunque essere all’orizzonte. Questa misura, ha precisato Powell, è stata progettata per sostenere questa la crescita economica. Una sorta di “assicurazione contro i rischi di una debole crescita globale e dell’incertezza della politica commerciale”.

  2. Bce al minimo

    I tassi resteranno ai livelli minimi per un periodo più lungo e non è escluso che scenderanno più in basso. Il governatore della Bce Mario Draghi ha indicato la strada da seguire a Christine Lagarde, che gli succederà al vertice dell’Eurotower. Francoforte è pronto a mettere in campo altre misure di stimolo, compreso un nuovo Quantitative Easing, per rimettere in moto l’inflazione europea, ancora troppo bassa.

  3. Guerra commerciale

    Si è concluso il secondo round di negoziati commerciali tra Washington e Pechino, registrando piccoli passi avanti, ma la strada che porta all'intesa sembra ancora lunga e non priva di ostacoli. Gli Usa lasciano filtrare un timido ottimismo, sottolineando come la sessione sia stata “costruttiva” e confermando l’impegno cinese ad acquistare prodotti agricoli statunitensi. Le due delegazioni si sono date appuntamento negli Stati Uniti a settembre per il prossimo round di trattative.

  4. Deal o no deal?

    La sterlina britannica ha perso il 4% del suo valore in un mese. Tra le cause principali, gli esperti indicano l’insediamento del nuovo primo ministro Boris Johnson, convinto euroscettico che nel suo primo discorso ha definito una “prospettiva realistica” il “no deal”, cioè l’uscita del Regno Unito dall’Ue senza accordo, eventualità che potrebbe essere potenzialmente catastrofica per l’economia britannica. Johnson ha promesso che il prossimo 31 ottobre, quando scadrà il periodo di proroga concesso dall’Ue al Regno Unito, il suo Paese sarà fuori dall’Unione, qualsiasi cosa accada. I mercati internazionali starebbero quindi già tenendo conto del rischio che il Regno Unito potrebbe correre.

  5. Oro nero

    I Paesi dell’Opec Plus si sono riuniti a Vienna, concordando sulla proroga per altri nove mesi del taglio alla produzione di petrolio, come proposto da Russia e Arabia Saudita, per salvaguardare il prezzo del greggio. L’intervento si protrarrà fino al 31 marzo 2020. Il prossimo meeting è stato fissato per il prossimo 6 dicembre 2019. Marcia indietro invece per il Canada: la provincia dell’Alberta, patria delle oil sands, da settembre potrà mettere sul mercato 3,76 milioni di di barili di greggio al giorno, 25mila in più rispetto ad agosto e 200mila in più rispetto a gennaio.