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Economia e finanza

Pictet Fiver: i cinque fatti economici di Novembre 2021

Novembre 2021

I cinque principali fatti di economia e finanza del mese raccontati in breve.

Dai temi di discussione divenuti ormai consueti, come l'inflazione, alle dinamiche legate alla pandemia, il mese di novembre è stato caratterizzato dagli esiti della COP26 e – di conseguenza – dai temi ambientali. Le preoccupazioni della variante Omicron non sembrano, al momento, poter avere un impatto sul PIL, almeno nel breve periodo.

1. L'esito del COP26

La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si è tenuta dal 31 ottobre al 12 novembre 2021 a Glasgow. L'immagine che resterà è probabilmente quella del presidente di turno della COP26, Alok Sharma, che quasi in lacrime si è detto “profondamente dispiaciuto” per un pacchetto di impegni meno ambizioso di quello sperato.

 

Restano però alcuni paletti fondamentali, a partire dall'obiettivo – coerente con l'accordo di Parigi – di contenere l'innalzamento delle temperature entro gli 1,5 gradi rispetto all'epoca pre-industriale. Tra le altre cose, la Conferenza ha fissato norme più trasparenti per la reportistica delle emissioni; 134 Paesi si sono impegnati per bloccare la deforestazione entro il 2030. Stesso limite temporale per la riduzione del 30% delle emissioni di metano (non sottoscritto da Cina, India e Russia). Sono 25 i Paesi che hanno deciso di fermare il finanziamento di centrali a carbone all'estero e 23 quelli di cominciare a dismettere il carbone per la produzione elettrica.

2. La diffusione di Omicron

L'andamento economico-finanziario e le sue prospettive continuano a essere intrecciati. In alcuni Paesi, come l'Austria, è scattato un nuovo lockdown. In Italia, il Friuli Venezia Giulia è tornato in zona gialla. Il cosiddetto super-greenpass ha introdotto alcune distinzioni tra vaccinati e non vaccinati (al di là del tampone negativo).

 

Mentre accelera la somministrazione delle terze dosi, l'Italia ha sospeso i voli dal Sud Africa per tentare di proteggersi da Omicron, l'ultima variante del COVID-19. È chiaro che una nuova ondata di contagi avrebbe ripercussioni sulle attività economica e, di conseguenza, sulla crescita. Al momento, però, questa prospettiva pare improbabile, almeno nel brevissimo periodo. Secondo la presidente della BCE Christine Lagarde, ci sono dei rischi ma potrebbero manifestarsi nel 2022 e, in ogni caso, l'Europa (e le sue istituzioni finanziarie) sarebbero “più attrezzate” nel fronteggiare un nuovo stato di emergenza.

3. Italia, stime sul PIL in crescita

Le stime sulla crescita del PIL italiano a fine 2021 si rafforzano. Lo hanno confermato sia il Governo che il Centro Studi di Confindustria. La scarsità di materie prime e semilavorati sta rallentando l'economia e i timori legati alla pandemia persistono. Allo stesso tempo, però, il terzo trimestre è stato migliore del previsto e la risalita dei consumi privati dovrebbe continuare anche nel quarto. Risultato: secondo il Centro Studi, “il 2021 potrebbe chiudersi con un PIL italiano a +6,3/6,4%, più di quanto previsto in ottobre”. Il dato è grossomodo in linea con quello del governo. Secondo il ministro dell’Economia Daniele Franco, la crescita dovrebbe superare quella prevista nella Nota di aggiornamento al DEF, che indicava un progresso del 6%.

 

4. Inflazione: i verbali Fed confermano

Restano intatti i timori che l'inflazione possa avere un carattere più strutturale e duraturo rispetto a quanto previsto. La conferma arriva anche dalla Fed, stavolta nero su bianco: è quanto emerge, infatti, dai verbali del FOMC, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve. Il comitato – come già noto – ha dato via al tapering. Ma dai verbali è emerso come diversi componenti hanno manifestato preoccupazioni sull'inflazione e iniziato a spingere per una riduzione anticipata del programma di acquisti. Se i prezzi continueranno a galoppare, si legge sui verbali, la Fed si è detta pronta a intervenire. Sono proprio le aspettative di azioni come questa che hanno condizionato i mercati di novembre.

5. Bitcoin ai massimi

È stato un novembre molto movimentato per il marcato delle criptovalute. Dopo un ottobre in spinta, Bitcoin si è arrampicato fino ai massimi storici a metà novembre, provando ad attaccare quota 70 mila dollari. Da lì il ripiegamento, che ha portato la valuta digitale al di sotto dei 54 mila dollari. Davanti a queste montagne russe, cresce il dibattito di osservatori e analisti: siamo alla fine di un lungo trend rialzista o all'inizio di una nuova corsa dopo un momento di fisiologica pausa?