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Economia e finanza

Pictet Fiver: i cinque fatti economici di Ottobre 2020

Ottobre 2020

I cinque principali fatti di economia e finanza del mese raccontati in breve.

Mentre in Cina la pandemia sembra ormai alle spalle, la morsa del COVID-19 stringe nuovamente l’Europa in una seconda ondata che secondo diversi esperti potrebbe essere peggiore della prima. Dopo una prima parte del mese che ha registrato segnali di fiducia e ripresa, la graduale reintroduzione di misure di contenimento del virus in diversi Paesi e lo spettro di un nuovo lockdown europeo terrorizzano i mercati. E, nel frattempo, gli sguardi sono puntati anche sull’esito delle presidenziali americane che si chiuderanno il 3 novembre.

1. Cina: l'economia si rilancia e Pechino prepara il Piano quinquennale post-COVID

Dopo aver bloccato la diffusione del COVID-19 sul proprio territorio, la Cina ha ormai superato i livelli di produzione pre-pandemia. Mente le borse cinesi beneficiano dei segnali di recupero dell'economia e del turismo, soprattutto interno, a Pechino si è aperta la quinta sessione plenaria del Comitato centrale, che formulerà il 14esimo Piano quinquennale per lo sviluppo economico e sociale e discuterà gli obiettivi strategici per il 2035.

2. Una prima fase di ripresa per le economie occidentali

Nella prima parte del mese hanno registrato un recupero convincente anche le borse statunitensi e, seppure in modo più blando, quelle europee.

 

Negli USA il tasso di disoccupazione di settembre è sceso al 7,9%, grazie al recupero di più della metà degli oltre 20 milioni di posti di lavoro persi durante la pandemia. Anche i consumi hanno tenuto bene, grazie agli interventi di sostegno pubblico che hanno sopperito alla mancanza del reddito da lavoro. Il futuro dei sussidi emergenziali è però incerto: il Senato tornerà a riunirsi il 9 novembre per discutere la nuova legge, che però non arriverà al Congresso prima della conclusione delle elezioni.

Anche in Europa le borse hanno dato segnali positivi nella prima metà di ottobre, con diversi indici in crescita grazie al clima di fiducia dei mercati asiatici e alla tenuta dell’economia americana.

3. Ma la seconda ondata pandemica ha piegato le borse

L’innalzamento della curva dei contagi e l’ipotesi sempre più concreta di nuovi lockdown, come quello appena imposto in Francia, Paese che secondo il Premier Macron è ormai “sommerso” dalla pandemia, non hanno tardato a mostrare i propri effetti sui mercati.

 

Nella seconda metà di ottobre i listini delle borse europee hanno iniziato nuovamente a contrarsi, fino a crollare ai minimi da cinque mesi per i timori connessi alle ricadute economiche della nuova ondata. Anche Wall Street reagisce con preoccupazione alla diffusione della pandemia negli USA, con gli investitori spaventati dal numero record di nuovi casi di coronavirus.

4. Le incognite delle presidenziali USA

L’election day è ormai alle porte e secondo i sondaggi il partito democratico sarebbe in vantaggio, forse al punto da riuscire a conseguire la blue wave, ossia una vittoria dei liberali sia alla Presidenza con Joe Biden sia al Congresso.

Questa prospettiva permetterebbe ai democratici di perseguire con maggiore forza i propri obiettivi, tra cui la politica fiscale di riequilibrio e inclusione sociale. I mercati non hanno reagito negativamente a questo scenario, che potrebbe dimostrarsi più favorevole rispetto a quello di un Congresso diviso o di una vittoria di Trump. Ci si attende, infatti, che a perdere terreno siano prima di tutto le obbligazioni, e in particolare quelle pubbliche con pressione a rialzo sui rendimenti. Se arrivasse l'inflazione, i tassi reali potrebbero restare stabili e supportare indirettamente tutti gli investimenti finanziari.

5. La possibile contestazione del voto

A rendere il quadro ancora più incerto c’è la posizione di Trump, che ha più volte dichiarato che non intende accettare un eventuale esito sfavorevole. Il 27 ottobre il Tycoon ha ottenuto una vittoria che potrebbe essere decisiva in caso di ricorsi elettorali: il Senato degli Stati Uniti ha approvato la nomina di Amy Coney Barrett, magistrato tradizionalista e conservatore, a Giudice della Corte Suprema. Fortemente voluta da Trump, la Giudice porta infatti a 6 su 9 il numero di magistrati repubblicani della Corte Suprema e getta ulteriori ombre sull’ipotesi di contestazione del voto da parte del Presidente in carica.