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Antropocene: Coronavirus e sfruttamento dell’ambiente sono correlati?

Aprile 2020

Con la diffusione del Coronavirus è tornato più attuale che mai il tema della relazione tra le pandemie e l’impatto dell’uomo sulla natura, ma il nesso non è sempre chiaro.

Un recente report del WWF afferma che “esiste un legame strettissimo tra le malattie che stanno terrorizzando il Pianeta e le dimensioni epocali della perdita di natura”. Ma cosa significa? La pandemia da COVID-19 è una diretta conseguenza dello sfruttamento ambientale, come il riscaldamento globale?

Antropocene e malattie, un rapporto complesso

In realtà nessun dato scientifico conferma questa connessione. Anzi, le evidenze sembrano provare l’esatto contrario. I progressi in campo tecnico e scientifico, iniziati con la rivoluzione industriale, hanno permesso di scoprire cure e vaccini e di debellare malattie considerate mortali fino alla generazione dei nostri nonni.

 

La gravità delle pandemie (anzi, la stessa diffusione di pandemie) si è senz’altro ridotta rispetto al passato. Eppure, lo stesso periodo ha segnato anche una crescita vertiginosa nello sfruttamento degli ecosistemi da parte dell’uomo. Insomma, la storia ci insegna che più aumenta l’impatto dell’uomo sull’ambiente, meno le malattie infettive incidono sulla mortalità umana.

 

Come spiega uno studio dell’Università La Sapienza, però, “quasi tutte le recenti epidemie sono dipese da alta densità di popolazione, aumento di commercio e caccia di animali selvatici, cambiamenti ambientali, quali la deforestazione, e l’aumento degli allevamenti intensivi specialmente in aree ricche di biodiversità”.

Antropocene, serve una chiave per la crescita responsabile

Il problema quindi non sembra tanto la globalizzazione in sé, quanto il modo in cui l’infinita crescita economica viene guidata. È fin troppo facile dare la colpa a governi e multinazionali, quando in realtà a guidare i mercati è la libera scelta di miliardi di singoli individui. Sono i desideri delle persone a fare evolvere una società: finché continueremo a vedere la conservazione dell’ambiente come un obiettivo secondario, perpetreremo un modello insostenibile nel lungo periodo.

 

Non possiamo continuare a ignorare che attività come le politiche agricole irrispettose della biodiversità o il commercio (legale e illegale) di specie selvatiche non rappresentano solo un pericolo per l’ambiente, ma sono anche un’enorme fonte di rischio pandemico per gli esseri umani.

Quale insegnamento trarre

Può sembrare paradossale, ma il Coronavirus potrebbe rivelarsi un alleato importante per aprire finalmente gli occhi. L’epidemia infatti è riuscita in un’impresa che finora sembrava disperata: rivoluzionare in massa le abitudini delle persone. Il virus ci ha spinti a mettere in discussione i pilastri della società, a evidenziare i difetti del nostro modello di business, a ripensare la problematica dello sfruttamento degli ecosistemi.

 

La sfida, ora, sarà sfruttare l’esperienza e non dimenticare queste riflessioni quando il pericolo sarà cessato: per costruire il futuro non è necessario invertire la marcia, basterebbe un comportamento più responsabile da parte di tutti.