ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Ricevi gli ultimi aggiornamenti dal mondo Pictet!

Sostenibilità ambientale

Australia, cosa ci dicono gli incendi sul futuro del nostro Pianeta

Gennaio 2020

L’Australia brucia e la situazione non è destinata a migliorare se continueremo ad ignorare il riscaldamento globale. Ma perché si è verificato un disastro ambientale di questa portata? E perché la situazione potrebbe peggiorare?

Sono circa 8 milioni gli ettari di territorio australiano bruciati negli incendi dallo scorso ottobre a oggi. Una superficie pari al doppio di quella interessata dai roghi del 2019 in Siberia e in Amazzonia insieme. L’Australia è un continente arido, ricoperto in gran parte da foreste di eucalipto e dal bush, una vegetazione abituata a essere colpita dai fulmini. Bruciando, la foresta prospera e si rinnova, ma entro certi limiti.

Le cause degli incendi in Australia

Nel 2019 l’Australia ha fronteggiato i picchi di calore e siccità più alti mai registrati dal 1900. È mancato oltre un terzo della pioggia che di solito cade sul continente, le temperature medie si sono innalzate di 1,5° C rispetto alla media dal 1961 al 1990 e le massime di oltre 2°. In Italia è l’uomo a causare circa il 95% degli incendi, in Australia invece si stima che circa la metà dei roghi sia stata causata dai fulmini.

I report dell’IPCC, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, dei ricercatori e del governo australiano concordano nel segnalare che l’aumento del pericolo incendi in Australia deriva dal cambiamento climatico. E c’è un ulteriore problema: l’economia dell’Australia è fortemente basata sull’estrazione e l’esportazione di carbone, attività che non sono compatibili con gli obiettivi di Parigi per contenere il riscaldamento globale.

Dall'incendio in Australia alla dimensione globale del problema

Secondo il World Resources Institute, nel 2019 i satelliti NASA hanno registrato 200 mila “allerte incendio” in più rispetto al 2017. Nell’Artico il servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus ha rilevato roghi che a giugno 2019 avevano emesso nell’atmosfera una quantità di diossido di carbonio maggiore di quella prodotta da tutti gli incendi registrati nella zona tra il 2010 e il 2018. Se guardiamo l’Amazzonia poi, l’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile ha calcolato un aumento dell’84% degli incendi nel territorio dello Stato rispetto al 2018.

L'Australia in fiamme e le prospettive della crisi

Di fronte ad eventi di proporzioni così catastrofiche, l’unico rimedio è imparare dagli errori commessi. Le tecniche di prevenzione attuate in Australia come il “fuoco prescritto” (che elimina il combustibile utilizzando una fiamma bassa costantemente monitorata) non sono state sufficienti per il momento. Serve piuttosto un impegno globale per contenere l’innalzamento delle temperature, come i governi e i cittadini già sanno da anni, anche se a volte sembrano scordarlo.

Incendi come quelli australiani rappresentano una forte minaccia per le specie rare, ma soprattutto per l’incolumità umana (sono 14 i morti accertati solo nei primi giorni del 2020). In più, i roghi contribuiscono all’aumento della CO2 atmosferica. In sostanza, l’incremento delle temperature rischia di innescare un circolo vizioso, in cui gli incendi, aumentando le emissioni nell’atmosfera, determineranno un ulteriore aumento delle temperature facendoci avvicinare sempre più ad un punto di non ritorno.