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Green Economy

COP26: cosa si è deciso a Glasgow

Novembre 2021

Testo “annacquato” sulla neutralità carbonica per accontentare l’India. Il Presidente della COP26, quasi in lacrime, si scusa per l’accordo finale. I Paesi più ricchi si impegnano per aiutare i Paesi in via di sviluppo.

Più rimpianti che impegni. Questo, in sintesi, è ciò che rimane al mondo dal “Patto di Glasgow” sottoscritto dai governi dei circa 200 Paesi che hanno lavorato fianco a fianco durante la COP26. La lotta al cambiamento climatico rischia di avere meno effetti del necessario a causa dei compromessi diplomatici.

La concessione all'India sul carbone

Ciò che salta subito all’occhio è il testo, definito “annacquato”, che delinea la conclusione dell’utilizzo del carbone come fonte energetica: l’India è riuscita a cambiare gli impegni all’ultimo istante. Così, si è passati dalla definizione inglese “phase-out”, che significa “graduale eliminazione” del carbone, a “phase-down”, “graduale riduzione”. Ecco, si tratta di poche lettere che però possono fare una differenza enorme nei prossimi anni, soprattutto alla luce dell’alto livello di inquinamento dell’India. Basti vedere le immagini dell’aria di Nuova Delhi che circolano in questi giorni e che purtroppo si vedono sempre più spesso.

Le lacrime del Presidente della COP26 Alok Sharma

Hanno fatto il giro del mondo anche le immagini del Presidente della COP26 che trattiene a stento le lacrime mentre annuncia l’accordo e si dice “profondamente dispiaciuto” per come sono andate le due settimane di trattative in Scozia, ma al tempo stesso afferma che sarà “fondamentale proteggere questo pacchetto”.

Cosa dice l'accordo di Glasgow

Innanzitutto, è stato confermato l’obiettivo per tutti i Paesi firmatari di limitare a 1,5 gradi centigradi il riscaldamento globale rispetto ai livelli pre-industriali. Per raggiungerlo, sarà necessario ridurre le emissioni di gas serra e darsi l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2050, possibilmente accelerando gli sforzi per abbandonare i combustibili fossili e sostenere lo sviluppo verso una vera transizione ecologica dei Paesi più arretrati.

 

I Paesi più ricchi, dal momento che possono permetterselo, dovranno almeno raddoppiare i finanziamenti per aiutare i Paesi in via di sviluppo entro il 2025. Insomma, almeno è passato il messaggio di un impegno comune: dobbiamo vincere tutti insieme questa battaglia, senza che ognuno si muova per conto proprio.

Le reazioni della politica al termine della COP26

"Il risultato di COP26 è un compromesso che riflette gli interessi, le contraddizioni e lo stato della volontà politica nel mondo di oggi. È un passo importante, ma non basta. È ora di entrare in modalità di emergenza. La battaglia per il clima è la battaglia delle nostre vite e quella battaglia deve essere vinta". Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres riassume in un tweet il proprio pensiero, mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen cerca di mettere in risalto gli aspetti positivi dell’accordo in una breve nota: rimangono "vivi gli obiettivi dell'accordo di Parigi, dandoci l'opportunità di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi".

 

"Abbiamo fatto progressi sui tre obiettivi che ci eravamo prefissati all'inizio della COP26, ma non dobbiamo perdere tempo, abbiamo ancora un lavoro difficile davanti a noi", conclude von der Leyen. Anche John Kerry, inviato dagli USA per il Clima, sottolinea gli aspetti positivi: "È un buon accordo per il mondo. Ha qualche problema, ma tutto sommato è un accordo molto buono”. Tra pochi anni sapremo chi ha ragione.