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Il G20 su ambiente, clima ed energia di Napoli si è concluso con un accordo parziale. E una accelerata sulla decarbonizzazione che sembrerebbe solo rinviata. Cina e India si sono infatti rifiutate di sottoscrivere l’impegno collettivo a mantenere il riscaldamento climatico al di sotto di 1,5 gradi centigradi e a eliminare il carbone come fonte energetica entro il 2025.
Il summit di Napoli avrebbe dovuto rilanciare e rafforzare gli obiettivi di climatici dell’Accordo di Parigi del 2015, in vista del vertice delle Nazioni unite sul clima Cop26, che si terrà a Glasgow nel Regno Unito. Nel documento finale l’intesa è stata trovata solo su 58 punti, ma il problema è che i due punti esclusi dall’accordo sono fondamentali per limitare il riscaldamento globale.
L’accelerata non è passata. O meglio, è stata rinviata al G20 dei capi di stato e di governo che si terrà il 30 e 31 ottobre a Roma.
A spingere verso l’accordo completo sono stati soprattutto il ministro della Transizione ecologica italiano Roberto Cingolani e l’inviato di Joe Biden sul clima John Kerry.
Stati Uniti, Europa, Giappone e Canada, ricchi di capitali e di tecnologie, vorrebbero accelerare sul taglio delle emissioni, anche migliorando l’accordo Accordo di Parigi. Ma Cina e India hanno bisogno delle fonti fossili a buon mercato per alimentare la loro crescita.
A Napoli, le delegazioni hanno trattato due giorni e due notti. Kerry e Cingolani hanno provato a portare tutti i grandi Paesi sulle loro posizioni. La convinzione è che solo con una accelerata alla decarbonizzazione in questo decennio si può davvero rispettare l’Accordo di Parigi, mentre se si procede gradualmente, si rischia di sforare anche i 2 gradi. Ma da Pechino e New Delhi è arrivato il no.
“Volevamo essere più ambiziosi sulla decarbonizzazione, ma oltre non si poteva andare”, ha commentato alla fine Cingolani. “Così, i due punti li abbiamo rinviati al G20 dei Capi di Stato”. Ma il ministro si è detto comunque soddisfatto dei risultati raggiunti. “Abbiamo raggiunto l’accordo su 58 punti del documento finale. Era la prima volta che a un G20 clima ed energia venivano trattati assieme”.
Tra i punti su cui si è trovato l’accordo ci sono l’accelerazione del passaggio alle energie pulite in questa decade, l’allineamento dei flussi finanziari agli impegni dell’Accordo di Parigi, la condivisione delle migliori pratiche tecnologiche, l’impegno per le città intelligenti e resilienti.
Sono stati approvati anche due documenti sulle smart city e le comunità energetiche e sulle rinnovabili offshore. E anche due allegati sulla povertà energetica e sulla sicurezza energetica.
“Non c’è nessuno dei G20 che abbia messo in dubbio l’Accordo di Parigi”, ha sottolineato Cingolani. “Tutti hanno detto che vogliono rispettarlo. Quattro mesi fa diversi Paesi non volevano neppure sentire parlare di certi argomenti, ora hanno firmato. C’è stata una maturazione culturale”. Adesso la palla passa ai prossimi vertici.
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