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Dagli Anni ‘70 l’uomo ha iniziato a consumare regolarmente, quasi ogni anno, più risorse di quante la Terra sia in grado di produrre in 12 mesi. Quest’anno l’Earth Overshoot Day cade il 29 luglio, giorno in cui avremo esaurito le risorse che il pianeta ha prodotto nel 2021. Vista da un’altra prospettiva, ciò significa che a partire dal 30 luglio inizieremo ad accumulare un debito verso l’ambiente e verso le generazioni future. Come accade ogni anno, purtroppo.
Secondo un semplice calcolo, possiamo anche dire che stiamo consumando le risorse di un pianeta 1,7 volte più grande del nostro. E la cosa peggiore è che non solo attingeremo al capitale naturale che sarebbe altrimenti disponibile per i nostri figli e nipoti, ma genereremo anche più emissioni di anidride carbonica.
Particolarmente preoccupante è che l'Overshoot Day, calcolato dall'organizzazione no-profit Global Footprint Network (GFN), è arrivato ogni anno sempre prima dall'inizio degli Anni '70. L'unica eccezione è stata nel 2020, quando i blocchi indotti dal COVID-19 hanno ridotto drasticamente l'impronta ecologica dell'umanità.
Secondo le stime di GFN, l'impronta globale è diminuita di quasi il 15% nel 2020 rispetto all'anno precedente. Da allora, tuttavia, la tendenza a lungo termine è ripresa ed è tornata al punto in cui era prima della pandemia.
L’esperienza del COVID-19 ha evidenziato una serie di problemi ambientali che hanno aggravato la crisi di salute pubblica e potrebbero anche gettare i semi per future pandemie. Prendiamo l'inquinamento atmosferico, che si stima uccida prematuramente 7 milioni di persone ogni anno. Grazie alle ricerche condotte sulla pandemia, oggi sappiamo che la scarsa qualità dell’aria dovuta all’inquinamento potrebbe aver esacerbato l'impatto della pandemia in diverse zone del Pianeta. Diversi studi hanno infatti collegato gli alti livelli di particolato nell'aria ai tassi di mortalità elevati causati dal Coronavirus.
Altrettanto chiaro dall'esperienza della pandemia, tuttavia, è la velocità con cui l'inquinamento atmosferico può essere ridotto. Quando il traffico aereo e stradale si è fermato e le fabbriche sono state chiuse, la qualità dell'aria è migliorata notevolmente. In Cina, le concentrazioni di particolato, noto anche come PM2,5, sono diminuite fino a un terzo all'inizio di marzo rispetto all'anno precedente.
Per cavalcare questi risultati, diverse città come Milano, Londra, New York e Seattle stanno introducendo schemi ambiziosi per incentivare l'adozione di fonti di trasporto più pulite e quartieri pedonali. Ma l'inquinamento atmosferico è solo uno dei tanti problemi ambientali urgenti che la pandemia ha messo a nudo.
Un altro tema focale per il futuro della Terra è la biodiversità. Numerosi studi scientifici, tra cui uno della Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, mostrano che la perdita di biodiversità (causata, tra le altre cose, dalla deforestazione), avvicina gli esseri umani alla fauna selvatica, il che aumenta le possibilità che i virus di origine animale colpiscano l’uomo. Tutto ciò significa che la salvaguardia della biodiversità sarà probabilmente al centro del dibattito pubblico su come prevenire future pandemie e migliorare la salute della popolazione mondiale.
È passato poco più di un anno da quando la pandemia ha innescato severe restrizioni per le attività economiche, che hanno contribuito a ridurre le emissioni di carbonio. Ora la rimozione delle limitazioni e dei lockdown minaccia di mettere ancora una volta l'ambiente sotto estremo stress. Chiaramente, frenare l'attività economica non è una soluzione praticabile, ma serve una trasformazione molto più ambiziosa delle nostre strutture economiche.
Gli impegni di arrivare a zero emissioni nette da parte non solo dei governi, ma soprattutto di molte potenti aziende multinazionali, sono sicuramente un buon punto di partenza. Lo stesso vale per il rimodellamento del sistema fiscale globale, che permetterà di per scoraggiare le emissioni di carbonio e incentivare l'adozione di energie rinnovabili: una tassa globale sul carbonio sarebbe un passo importante nella giusta direzione, perché questa è una sfida che richiede il coinvolgimento di tutti: governi, aziende e persone.
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