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Tutto quello che facciamo, dal cibo che mangiamo al modo in cui viaggiamo, ha come conseguenza il rilascio di emissioni nell’atmosfera con un impatto sull’ambiente. Ma ci sono alcune attività che impattano più di altre: circa il 2,4% delle emissioni globali di CO2 arriva dal traffico aereo, secondo i dati dell’International Council on Clean Transportation (ICCT). Insieme agli altri gas e al vapore acqueo prodotto dai velivoli, l’intero settore aereo è responsabile di circa il 5% del riscaldamento globale.
A prima vista, potrebbe sembrare un contributo minimo, se si pensa all’impatto delle auto o dell’industria. Ma va considerato che solo una piccolissima parte della popolazione mondiale vola frequentemente: secondo l’ICCT, solo il 3% prende voli regolarmente. E anche nei Paesi più ricchi del mondo, solo il 12-15% della popolazione prende spesso un aereo. Eppure, spiegano dall’ICCT, se tutta la popolazione mondiale prendesse un solo volo a lungo raggio all’anno, le sole emissioni del traffico aereo supererebbero quelle totali degli Stati Uniti.
Volare produce 285 grammi di CO2 per ogni passeggero (la media è di 88 persone a volo) per ogni chilometro percorso. In confronto, un’auto ne produce 42 per passeggero per chilometro. Secondo le stime di Supporting European Aviation, a luglio 2019 in Europa il traffico aereo (oltre 1 milione di voli) avrebbe generato 20,7 milioni di tonnellate di CO2.
È anche vero che non tutte le compagnie inquinano allo stesso modo. Le linee guida dell’ICAO – l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, che è un’agenzia autonoma delle Nazioni Unite – fissano come soglia una riduzione dell’1,5% delle emissioni annue.
Intanto, le maggiori compagnie aeree – con i temi green che si sono ormai imposti nell’agenda globale – mostrano una crescente sensibilità verso la questione ambientale. Gli studi e le ricerche per accelerare una transizione ecologica del settore stanno aumentando con diverse prospettive: dall’efficientamento del parco mezzi già esistente alla la ricerca di nuovi carburanti (come i biocombustibili) fino allo sviluppo di aerei elettrici a “emissioni zero”.
Un passo intermedio è la cosiddetta “compensazione”: le compagnie aeree offrono ai passeggeri l’opportunità di compensare l’anidride carbonica prodotta dai loro voli, pagando un po’ di più il proprio biglietto in modo che la compagnia possa finanziare progetti ambientali. Ma diverse inchieste condotte dalla stampa e da organizzazioni ambientaliste hanno dimostrato che non sempre i dati di queste compensazioni sono affidabili.
Mentre alcuni Paesi, come la Francia ad esempio, puntano a vietare i voli su tratte brevi per ridurre l’impatto ambientale. Lo scorso 10 aprile, la Camera bassa del Parlamento francese, ha approvato in prima lettura una legge che impone alle compagnie aeree di abolire i voli interni che collegano due città tra le quali esiste già un’alternativa via treno inferiore a 2 ore e 30 minuti.
Negli ultimi anni, il traffico aereo è cresciuto molto. Nel 2018 i passeggeri sono aumentati del 6% sull’anno precedente. Nel 2019, la crescita è stata del 4% circa.
Poi nel 2020, nell’anno della pandemia, il traffico si è ridotto di oltre il 90% in tutto il mondo, con un calo del 64% delle emissioni di gas serra del trasporto aereo solo in Europa. E considerando che la diffusione delle nuove modalità di lavoro da remoto sono destinate (almeno in parte) a restare, si prevede che anche i frequenti viaggi di business non torneranno ai livelli precedenti. Una tendenza positiva per l’impatto sull’ambiente, molto meno per il settore delle compagnie aree in crisi.
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