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Green Economy

Investire nel digitale riduce la carbon footprint: il caso delle utility

Ottobre 2017

Secondo un report di Capgemini la digitalizzazione delle utility in tutto il mondo porterà a un taglio del 5% delle emissioni di CO2 entro il 2025 con un risparmio di 21 milioni di dollari l’anno per ogni stabilimento.

Più digitalizzazione delle aziende significa città ancora più green e sostenibili, grazie alle minori emissioni di carbonio. Un processo che molte utility, società che si occupano dei servizi base di pubblica utilità come generazione e distribuzione di energia e acqua, hanno avviato tempo fa. Per nostra fortuna. Secondo il report di Capgemini intitolato “The Digital Utility Plant: Unlocking value from the digitization of production”, che riporta le interviste di 200 manager di utility in tutto il mondo, negli ultimi 5 anni i player di questo settore hanno investito in media 330 milioni di dollari per avviare un processo di digitalizzazione dei propri impianti elettrici. Se la previsione dei ricercatori è corretta, un impianto su cinque diventerà una centrale digitale, il che significa una sforbiciata ai costi del 27% ma anche, e soprattutto, un -5% alla voce emissioni di carbonio per la produzione di energia entro il 2025.

La digitalizzazione taglia 625 milioni di tonnellate di CO2

I dati di Capgemini sono chiari: secondo i manager delle utility intervistate in Cina, Francia, Germania, India, Svizzera, Italia, Regno Unito e Stati Uniti gli investimenti fatti oggi e nei prossimi anni porteranno, nel giro di 8 anni, a un aumento dell’energia prodotta da combustibili fossili e di conseguenza un taglio di 625 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio, come se avessimo eliminato di colpo 133 milioni di auto in tutto il mondo o come se ci fossero quasi 29 milioni di alberi in più.

Puntare sul digitale per migliorare la produttività

L’effetto principale delle centrali ad alta digitalizzazione è l’aumento di efficienza che porta alla riduzione dei costi: ogni stabilimento hi-tech potrà risparmiare fino a 21 milioni di dollari l’anno grazie alle nuove tecnologie. Peccato però che al momento soltanto l’8% delle utility mondiali è a un livello sufficiente di digitalizzazione. Il che significa il 33% di produttività in meno rispetto a chi sa maneggiare con competenza le tecnologie digitali.

Quali sono i Paesi più digitali del mondo?

Innanzitutto bisogna sfatare un mito: secondo il Digital Evolution Index promosso dal World Economic Forum, che ha analizzato l’evoluzione digitale di 60 diversi Paesi attraverso 170 indicatori, le nazioni più digitali del mondo non sempre sono le più ricche. Il continente più interessato dalla digital disruption al momento è l’Asia, con Cina e Malesia che fanno da apripista. In entrambi i Paesi sono previsti grandi investimenti di imprenditori visionari, con la benedizione dei rispettivi governi. Anche l’India è molto avviata verso la digitalizzazione, ma serve ulteriore spinta. Ovviamente in cima alla classifica troviamo anche Stati Uniti, Germania, Giappone e Regno Unito, il paese più attento al digital di tutta l’Europa.