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Stabilimenti balneari, isole, spiagge, hotel e interi comuni e regioni. In tanti stanno abolendo la plastica monouso, seguendo le indicazioni della direttiva europea che punta a eliminarla entro il 2021. Stop a piatti, posate, cannucce, bicchieri, bastoncini cotonati e altro materiale che usiamo quotidianamente e che poi finisce nella pattumiera, rappresentando un pericolo per l’ambiente. Otto milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno negli oceani. E la previsione è che entro il 2050, se non si interviene con urgenza, in mare ci sarà più plastica che pesci.
La “direttiva antiplastica” dell’Unione europea, approvata lo scorso aprile, prevede la messa al bando dal 2021 di alcuni prodotti di plastica usa e getta, a eccezione di alcune tipologie come le bottiglie d’acqua minerale, i cerotti o i blister delle pillole. Via libera invece a tutti i prodotti biodegradabili.
E così molti comuni e istituzioni hanno cominciato a metterla in pratica, anticipando la legge nazionale che la recepirà. La Regione Marche è stata la prima regione italiana ad abbandonare la plastica, approvando una legge ad hoc. La legge sarà operativa da novembre 2019 e si potranno consumare le scorte fino a marzo 2020. E lo stesso hanno fatto anche molti comuni piccoli e grandi, da Nord a Sud, sia nei territori costieri che dell’entroterra.
Ma non sempre va tutto liscio: l’ordinanza antiplastica della Regine Puglia, ad esempio, è stata sospesa dal Tar, che ha sostenuto che l’applicazione della nuova direttiva spetta allo Stato e non agli enti locali.
Verso l’abolizione della plastica monouso si sta muovendo intanto anche il Ministero dell’Ambiente. Tra le ultime iniziative del ministro, c’è stata ad esempio quella di un’intesa con WWF e Federalberghi per la sottoscrizione di un protocollo per estendere su scala nazionale gli hotel plastic free, inclusi quelli dei parchi nazionali. A partire dai flaconi di shampoo e bagnoschiuma. Ogni singola struttura alberghiera eviterebbe così di usare ogni anno circa 200 mila flaconcini di plastica per l’igiene personale.
In alcuni casi sono i commercianti che si accordano creando delle piccole oasi “plastic free”, come è accaduto per piazza dei Signori a Padova: tutti i 13 locali della principale piazza della città hanno deciso di abbandonare dal 1 agosto l’utilizzo di prodotti in plastica non riciclabile.
Ma ci sono anche molte aziende che stanno adottando la filosofia “free from plastic”. Alcune catene della grande distribuzione hanno eliminato l’acqua confezionata in bottiglie in Pet, altre hanno sostituito le confezioni in plastica con contenitori in cartone. Altre iniziative sono la messa al bando delle bottigliette di plastica negli uffici o delle cannucce dalle navi da crociera, fino alla creazione di vere e proprie linee di prodotti green senza imballaggi in plastica.
Intanto al movimento internazionale Break Free From Plastic hanno già aderito ben 1.475 organizzazioni e oltre 6mila individui. Se la Terra è in pericolo, non basta attendere leggi nazionali o comunitarie. Ognuno può fare la sua parte.
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