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Progettare la sostenibilità del clima con la geoingegneria

Settembre 2021

Mentre si moltiplicano gli sforzi per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi, l’innovazione geoingegneristica sta guadagnando credibilità. Ma non mancano i progetti controversi.

Regolare il clima globale con un termostato, purificare l’aria dell’intera atmosfera con semplici gesti, trasformare le emissioni inquinanti in innocui pezzi di pietra: idee rivoluzionarie ma anche potenzialmente pericolose, che dividono gli scienziati e l’opinione pubblica. E alcune sono già realtà.

Per risanare l'ambiente dobbiamo guardare anche al passato

Ridurre la produzione di agenti inquinanti potrebbe non essere sufficiente a evitare una catastrofe ambientale. Sempre più voci affermano che, oltre a comportarci meglio verso l’ambiente, dovremmo anche riparare ai danni causati. La geoingegneria ha tutto il potenziale per rappresentare uno strumento innovativo e flessibile per raggiungere questo obiettivo.

Le molteplici tecniche geoingegneristiche

A grandi linee, la geoingegneria consiste nella manipolazione del clima su larga scala, ad esempio attraverso la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera. Una delle modalità più diffuse e meno tecnologiche per ottenere questo risultato è l’imboschimento, che però per avere un impatto significativo richiede enormi quantità di terreno, con costi elevati e difficoltà di realizzazione.

 

Effetti analoghi possono essere raggiunti in modo 400 volte più efficiente, in termini di spazio, attraverso sistemi filtraggio dell’aria e cattura della CO2. Il “direct air capture” è una tecnica conosciuta già dalla Seconda Guerra Mondiale, ma rimane ancora oggi molto costosa. Alcune aziende, come Climeworks, sono al lavoro per rendere la tecnologia più accessibile.

I progetti più controversi per salvare il pianeta

Alla corsa per salvare il pianeta partecipano anche idee totalmente innovative, come quella della società Carbfix che ha sviluppato una tecnica per trasformare la CO2 in pietra. In questo modo, 100 kg di carbonio mineralizzato possono essere facilmente stoccati nel sottosuolo, in una superficie di soli 42 metri cubi. Per evitare rischi di inquinamento geochimico, però, l’intero processo deve essere monitorato continuativamente.

 

Ancora più radicale (e controversa) è l’ingegneria climatica solare, che non trova ancora applicazioni pratiche ma promette di alterare la temperatura della terra riflettendo il calore del sole.

 

Per aiutarci a risanare l’atmosfera è stato pensato l’“aerosol stratosferico”, un sistema che dovrebbe “spruzzare” le particelle nocive nell’aria negli strati più alti dell’atmosfera, consentendoci così di controllare le temperature sulla terra. Un’idea ai limiti della fantascienza, che secondo alcuni rischia di comportare conseguenze peggiori del problema che vorrebbe risolvere. La preoccupazione è che applicare questa tecnica possa accidentalmente causare un forte abbassamento delle temperature, trascinandoci in una sorta di glaciazione apocalittica.

Occorre una collaborazione internazionale

Nonostante i rischi, il tema scatena molte reazioni favorevoli, soprattutto in Paesi come Cina, India e Filippine, i più interessati dagli effetti dell’inquinamento sul clima. Anche i sostenitori della geoingegneria, comunque, concordano sul fatto che per minimizzare i rischi è fondamentale che ci sia una cooperazione internazionale nella valutazione dell’impatto dei diversi progetti, a livello sia scientifico che governativo.