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Blockchain

Contact tracing: le principali soluzioni individuate per contrastare il Covid-19

Giugno 2020

Centralizzate o no, più o meno attente alla privacy. Ecco quali applicazioni sono utilizzate per tracciare il contagio.

Nel corso dell'emergenza, gli Stati hanno adottato soluzioni diverse per tentare di tracciare il percorso del contagio. Variano per approccio e in base alle normative vigenti nei singoli Paesi. L'Italia ha scelto Immuni, un'app particolarmente attenta alla salvaguardia della privacy.  

La scelta cinese

Il governo cinese utilizza l’app Alipay Health Code e si appoggia a due giganti della tecnologia come Alipay e Ant Financial. L'applicazione assegna a ogni cittadino un QR code, che assume un colore differente in base ad una serie di parametri che misurano il grado di rischio: stato di salute, luogo di origine, spostamenti e contatti con possibili contagiati. L'app non è obbligatoria, ma l'accesso in molti luoghi è vietato senza possederla. Si discute molto, però, sulla sua attenzione alla privacy, visto che raccoglie molte informazioni: dalla navigazione online alla posizione. 

Le soluzioni centralizzate

L'app adottata in Corea del Sud si chiama Corona100m ed è attiva da febbraio. Anche in questo viene rilevata la posizione dell'utente. E anche in questo caso il sistema è centralizzato: è il governo a raccogliere i dati e a segnalare eventuali rischi.

 

L'India, con Aarogya Setu, ha scelto la strada dell'app obbligatoria, con sanzioni in caso di mancato rispetto delle norme. L’app Hamagen di Israele usa la geolocalizzazione dell'utente confrontandola con le informazioni in possesso del governo per individuare possibili contagi. 

La tecnologia di Immuni

Più simile al modello italiano è Trace Togheter, l'app scelta da Singapore. Non è obbligatoria, utilizza il Bluetooth per far dialogare i dispositivi, non raccoglie il Gps né i contatti dell'utente ed è open source. Sulla stessa linea è l'australiana COVIDSafe.

 

Anche l'italiana Immuni usa il Bluetooth per capire quando due utenti, identificati da un codice che cambia di continuo, sono stati vicini. I dati restano esclusivamente sullo smartphone e non c'è quindi condivisione di contatti e Gps. È sempre l'utente, su supervisione delle autorità sanitarie, che segnala la propria positività. Immuni ha scelto di seguire il modello decentralizzato di Google ed Apple, che si sono unite per offrire ai governi un protocollo comune, con l'obiettivo non solo di sviluppare app efficaci ma anche di rimuovere la frammentazione tra soggetti e tecnologie differenti.