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Intelligenza Artificiale

Intelligenza artificiale e creatività: gli algoritmi competeranno con il genio umano?

Giugno 2020

Dalle arti visive alla musica fino alla scrittura, i robot sono diventati anche creativi. Ma senza il genio umano difficilmente si arriverà a vere e proprie opere d’arte.

Il mondo dell’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante, entrando in un territorio finora inesplorato. Negli ultimi anni, si è passati da una visione dell’AI come metodo matematico – in grado di far svolgere a un computer determinate attività attraverso l’inserimento di dati – finalizzato a sostituire l’uomo in mansioni meccaniche, a una visione in cui l’AI diventa una intelligenza autonoma in grado di apprendere dai dati e fornire nuove soluzioni creative. Dalla produzione di un testo alla composizione di musica, fino alla creazione di dipinti d’arte.

 

L’AI si è aperta così a nuovi settori e discipline, proponendosi come metodo di calcolo applicabile anche al mondo delle arti e della scrittura, fino ad oggi a completo appannaggio della creatività umana. Non più solo un meccanismo di input e output, quindi. Attraverso il machine learning, il codice impara dai suoi errori, apprende, cambia e si evolve.

 

Il riconoscimento visivo affidato all’intelligenza artificiale, ad esempio, sta diventando sempre più sofisticato. Un mercato che raggiungerà, secondo Business Wire, un valore di 5,3 miliardi di dollari entro il 2024.

 

Gli esempi sono tanti. Nel 2017, un team dei musei olandesi Mauritshuis e Rembrandthuis, insieme a Microsoft, ING e la Delft University of Technology, ha riunito 346 dipinti di Rembrandt e li ha digitalizzati mediante un algoritmo di apprendimento. Dopo 18 mesi di analisi dei dati, il team ha creato un Rembrandt generato dall’intelligenza artificiale. E nel 2018 la casa d’aste Christie ha venduto un dipinto generato dall’intelligenza artificiale dal collettivo francese Ovvio per 432.500 dollari, guadagnando 40 volte il prezzo stimato. Fino a Cloudpainter, un robot alimentato dall’intelligenza artificiale che ha vinto il Robot Art Award 2018, ritenuto tecnicamente competente ma privo dell’elemento emozionale è alla base della produzione artistica dell’intelligenza umana.

 

Non solo arte visiva. Un settore in cui si sta sperimentando molto l’intelligenza artificiale è la scrittura di testi, soprattutto in ambito giornalistico. Microsoft, ad esempio, non rinnoverà i contratti a circa 50 giornalisti del portale Msn e prevede di utilizzare l’intelligenza artificiale per svolgere le loro mansioni di desk per creare titoli e scegliere immagini. Ma ci sono anche algoritmi che producono storie basate sui dati, altri che analizzano l’intera opera di un autore imparando il modo in cui scrive per creare nuovi testi.

 

E poi ci sono i film. Sunspring di Oscar Sharp, ad esempio, è stato scritto da una rete neurale, così chiamate perché cercano di replicare il funzionamento di un cervello umano, alimentata dai dati di centinaia di sceneggiature di fantascienza. Nella musica, invece, Huawei ha utilizzato l’intelligenza artificiale per completare la Sinfonia n. 8 di Schubert. Ci sono poi musicisti che si esibiscono con l’intelligenza artificiale, in grado di produrre suoni in tempo reale partendo dalla musica prodotta dal musicista in carne e ossa. E Warner Music nel 2019 per la prima volta ha firmato un contratto discografico con un algoritmo, capace di creare suoni personalizzati per gli utenti. La “macchina”, in pratica, viene addestrata facendole “ascoltare” musica per creare da zero una canzone o una composizione nello stile che ha imparato.