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Trasformazione Digitale

L’impatto del COVID-19 sulla digitalizzazione

Dicembre 2020

Un economista della Oxford University spiega perché la pandemia rischia di rallentare il ritmo del processo di automazione dei settori produttivi.

A prima vista si potrebbe pensare che la diffusione del Coronavirus favorirà il processo di transizione digitale in tutto il mondo. Robotica e intelligenza artificiale infatti sono validi alleati del distanziamento sociale e possono sostituire le persone all’interno di fabbriche, scuole, negozi e ospedali. In altri ambiti, però, la pandemia rischia di determinare una battuta di arresto per la digitalizzazione. Carl Frey, economista alla Oxford University, fa il punto su rischi e opportunità dell’automazione in questo difficile periodo.

La crisi e la riduzione dei costi

La grave contrazione economica innescata dalla pandemia ha portato i consumatori a prestare maggiore attenzione ai propri risparmi e a preferire beni e servizi più economici. Allo stesso tempo, il deterioramento dei rapporti tra USA e Cina ha indebolito la catena di approvvigionamento globale e rischia di innescare un trend di trasferimento dei centri di produzione manifatturiera in Paesi dove il costo del lavoro è relativamente alto.

 

Se le soluzioni tecnologiche più costose e innovative potrebbero essere temporaneamente accantonate a causa della crisi, altri strumenti di automazione rappresenteranno invece validi alleati della riduzione dei costi di produzione di beni e servizi. Anche nel settore sanitario si assiste a un’accelerazione nell’uso di telemedicina, robot e altri strumenti di AI per limitare le occasioni di contagio e, allo stesso tempo, offrire cure mirate e tempestive.

Lavoratori di tutto il mondo, continuate a lavorare

Tra i settori in cui il trend di automazione è in forte accelerazione c’è anche, secondo Carl Frey, quello dei magazzini. L’uso di droni e carrelli elevatori automatici è sempre più diffuso, specialmente in ambienti strutturati come quelli di Amazon e Walmart, e consente di automatizzare e semplificare in modo efficace la raccolta degli ordini.

 

Non si possono ignorare però i rischi connessi alla sostituzione delle persone con le macchine in questo periodo di forte difficoltà economica globale. Fino ad oggi le istituzioni di tutto il mondo hanno messo in campo svariati sussidi per coloro che hanno perso il lavoro, ma bisogna domandarsi cosa accadrà quando le misure assistenziali finiranno.

 

Se la crisi non verrà contenuta, molte persone non saranno più in grado di pagare il mutuo e il sistema finanziario rischierà il collasso, trascinando con sé il mercato del lavoro. A rendere ancora più rischioso l’aumento della disoccupazione c’è il problema della delocalizzazione delle mansioni, oggi sfruttata anche dai lavoratori di fascia più alta. In un momento in cui miliardi di persone svolgono il proprio lavoro anche a centinaia di chilometri dal proprio ufficio, l’abitudine di trasferirsi per studio o per lavoro potrebbe essere soppiantata dalle attività da remoto.

Innovazione richiede migrazione

La pandemia ha influenzato anche i flussi dei lavoratori nel mondo, determinando una drastica riduzione del numero di persone che hanno cambiato Paese per trovare lavoro. Sono molti gli studi scientifici che dimostrano come la migrazione svolga un ruolo chiave dell’innovazione sia per i Paesi di provenienza sia per quelli di destinazione dei lavoratori.

 

La riduzione dei flussi migratori probabilmente continuerà nel prossimo futuro, a causa degli effetti del COVID-19 ma anche della riduzione degli scambi di beni, servizi e conoscenze tra Stati Uniti e Cina. Le conseguenze economiche della contrazione rischiano, quindi, di aggravare le difficoltà globali.