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Megatrend

Shenzhen il simbolo delle Smart city che 40 anni fa non esisteva

Giugno 2019

La città ha conosciuto uno sviluppo rapidissimo trasformandosi in un polo tecnologico e in un esempio per gli ambienti urbani intelligenti.

C'è una città cinese che quarant'anni fa praticamente non esisteva. Oggi è uno dei punti di riferimento per le Smart city di tutto il mondo. Shenzhen si è trovato nel posto giusto al momento giusto: all'incrocio tra storia, tecnologia, geografia ed economia.

La nascita di una megalopoli

Fino al 1979, ufficialmente Shenzhen non era neppure una città, ma un piccolo agglomerato dove fare scambi commerciali. Un punto di passaggio. Il partito comunista decide però che sarebbe diventato altro: un esperimento economico e tecnologico. La città entra nella prima “zona economica speciale”, cioè un'area con una legislazione differente, dove sperimentare i primi passi verso l'economia liberale e guardare alle nuove tecnologie come strumento per la crescita cinese. La posizione geografica arride a Shenzhen, che sorge a pochi passi da Hong Kong. Nel 1987 arriva anche l'azienda che farà da propulsore all'intera area: è qui che, da sempre e ancora oggi, ha sede Huawei.

La spinta di Huawei

Il marchio Huawei è conosciuto dal grande pubblico soprattutto per gli smartphone. Grazie a una crescita impetuosa, ne è diventato il secondo produttore al mondo, superando Apple e lanciandosi all'inseguimento di Samsung. Ma Huawei è molto di più: produce anche componentistica e investe da tempo sulle reti. È, tra le altre cose, leader nella tecnologia 5G. Oggi Shenzhen è una megalopoli da 13 milioni di persone. Una megalopoli “smart”, con sensori e analisi dei dati che monitorano il traffico, gestiscono la sicurezza e raccolgono informazioni nel tentativo di migliorare molti aspetti della vita quotidiana. Uno degli esempi è costituito dal distretto di Longgang, che ospita diverse società tecnologiche. Huawei ha sviluppato un progetto di Smart city con l'obiettivo di far crescere l'ecosistema imprenditoriale e migliorare la vita dei residenti. Lo ha fatto creando archivi di dati comuni, in modo che l'intelligenza artificiale avesse più materiale con cui alimentarsi. I dati (anche sotto forma di immagini) sono poi stati usati per questioni legate alla sicurezza e per lo sviluppo urbanistico. È solo uno degli esempi di come l'innovazione produca innovazione, come conferma anche il campus per la ricerca creato da Huawei a Dongguan, circa 50 chilometri da Shenzhen.

Smart city tra eventi e arte

A conferma di quanto l'idea di “città intelligente” sia centrale a Shenzhen, ci sono gli eventi collaterali. Huawei promuove lo Shenzhen Smart City Forum, che quest'anno si è tenuto il 14 e 15 maggio. L'appuntamento richiama in Cina esperti da tutto il mondo, sia da aziende che da città che stanno sviluppando soluzioni all'avanguardia. Il forum ha proprio l'obiettivo di “condividere come integrare cloud, big data, intelligenza artificiale e internet of things” nel tessuto urbano. Shenzhen, assieme a Hong Kong, promuove anche un evento che combina arte e tecnologia: la Bi-City Biennale of Urbanism\Architecture. Fondata nel 2005, è l'unica biennale internazionale che ha nell'urbanizzazione il proprio tema permanente. La prossima edizione si terrà nel dicembre 2019. Tra i suoi tre curatori, due sono italiani: Carlo Ratti, architetto e direttore del Senseable City Laboratory del MIT, e Fabio Cavallucci, storico dell'arte. Al loro fianco Meng Jianmin, professore dell'università di Shenzhen.