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Non è semplice dire cosa sia una Smart city. Non è solo un centro urbano plasmato dalla tecnologia, ma la concentrazione di fattori che vanno dalla capacità di attirare capitale umano alla visione di un'amministrazione lungimirante, dal budget disponibile agli incentivi finanziari fino alla formazione dei lavoratori. Bastano piccole revisioni della metodologia per cambiare la posizione in una delle tante classifiche internazionali che mettono in fila le città più “smart”. Alcune, però, sono una presenza costante o un'eccellenza in uno dei parametri.
A Shenzhen la tecnologia ha definito la città, che fino alla fine degli anni '70 praticamente non esisteva. Ha ricevuto la spinta di Pechino e ha costruito un ecosistema attorno a Huawei, che qui è stata fondata e ha ancora la sede principale. Si può dire che Shenzhen sia stata e sia ancora un esperimento economico e tecnologico. Riuscito. Grazie a un percorso urbano che sviscera il significato di Smart city con approcci combinati, che vanno dalla tecnologia alla formazione fino all'arte. Lo dimostrano, ad esempio, lo Shenzhen Smart City Forum e una biennale con un tema permanente: l'urbanizzazione.
Toronto sta cambiando faccia, con una sorta di città (tecnologica) nella città. A costruirla sarà Sidewalk Labs, società del gruppo Alphabet (cioè Google). Tre miliardi di investimento per installare semafori intelligenti, piste ciclabili ad alto tasso tecnologico, strade che sciolgono la neve. Queste però sono solo le applicazioni più curiose e visibili di una rivoluzione. Sarà una città basata sui dati: è il suo maggiore pregio (perché dati vuol dire conoscenza) ma è anche la principale preoccupazione, legata alla privacy.
Ci sono tanti modi di essere smart. Londra si è guadagnata la vetta della “Top 50 Smart City Governments”, grazie – prima di tutto – ai progetti di “inclusione digitale”. È stato uno dei programmi portati avanti dal sindaco Sadiq Khan. Una volta eletto, nel 2016, ha creato un gruppo di esperti che lo supportasse verso l'obiettivo: dare accesso internet a tutti i cittadini entro il 2020. Il traguardo passa anche da una delle reti wi-fi libere più grandi al mondo, con 150 hotspot. Il tutto continuando ad attrarre le eccellenze: Londra spicca per il suo ecosistema innovativo e per gli incentivi che continuano ad attrarre talento e imprese, nonostante le incognite della Brexit.
La capitale sud-coreana ha deciso di trasformarsi affidando parte delle sue scelte ai cittadini. Tra le misure previste dal programma “Global Digital Seoul 2020: Smart City Seoul with New Connectivity, New Experience” c'è l'obiettivo di reinventare il processo governativo, passando da un approccio “citizen-oriented” a uno più “citizen-led”. Decisioni non orientate ma prese dai cittadini. Una decentralizzazione consentita dal digitale: Seoul propone alcuni provvedimenti su un'app, cui i residenti hanno accesso. L'impatto è già corposo: passa da questo metodo (e quindi dalle scelte dirette della popolazione) circa il 5% della spesa pubblica.
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