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Megatrend

Trend futuri: più anziani e in compagnia dei robot ecco come saremo

Agosto 2016

I robot saranno più economici e potranno anche avere un ruolo per risolvere il problema della carenza di forza lavoro dovuta all’invecchiamento della popolazione.

Se c’è un trend in corso che non si può negare, questo è quello dello sviluppo tecnologico. In questo ambito, il gruppo Pictet guarda con particolare interesse soprattutto alla robotica e all’intelligenza artificiale, che hanno grandi potenzialità di crescita e offrono buone opportunità di investimento. A patto di riuscire a individuare i player vincenti su cui puntare.

«Oggi il settore è ancora in larga parte dominato dall’automotive, ma non sarà sempre così», dice Claus Kjeldsen, ceo del Copenhagen Institute for Future Studies. «I robot del futuro saranno più economici e potranno avere un impatto molto forte nel settore dell’assistenza alle persone e in molte attività di tutti i giorni». Insomma, i robot non saranno solo le macchine altamente specializzate e costose che abbiamo visto negli ultimi vent’anni. Saranno più abbordabili ed entreranno a far parte delle nostre vite. Non solo: Claus Kjeldsen prevede che i nuovi robot «potrebbero addirittura avere un ruolo nel risolvere il problema della carenza di forza lavoro dovuta all’invecchiamento della popolazione».

Proprio lo sviluppo demografico occidentale, caratterizzato da carenza di nascite e aumento della longevità, è un altro dei trend di cui bisogna tener conto. Non a caso, è uno dei driver in molti dei fondi tematici di Pictet. Nel 1950 la mediana dell’età della popolazione dei Paesi Ocse era 28,6 anni: questo significa che c’erano molte persone operative nel mondo del lavoro e molte altre sul punto di entrarvi. Circa 100 anni dopo, nel 2050, si stima che l’età mediana sarà di 51,1 anni, con la quota prevalente concentrata nella fascia 60-64 anni. Questo aumento dell’età media, con un conseguente aumento della popolazione oltre l’età lavorativa, pone chiaramente dei problemi.

Ma ha anche i suoi lati positivi, secondo Kjeldsen: «Noi non saremo vecchi allo stesso modo in cui sono stati vecchi i nostri nonni». Già oggi, infatti, i demografi parlano di “giovani anziani” per identificare gli individui tra 65 e 74 anni. Oggi gli anziani sono molto più attivi. E la qualità della vita durante la terza età è migliorata molto grazie ai progressi della medicina. «Questo significa che c’è tutta una fascia di popolazione che non lavora più, ma viaggia, acquista, ricorre a interventi di chirurgia estetica. Siamo consumatori attivi anche a 90 anni», dice Kjeldsen. E se ci sarà carenza di forza lavoro? Saranno i robot a pensarci.