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Fiscal compact

Fiscal compact Fiscal Compact è il nome con cui viene comunemente chiamato il Treaty on Stability, Coordination and Governance in the Economic and Monetary Union, il trattato stipulato nel marzo 2012 dai Paesi dell’Unione europea per rafforzare la disciplina e il coordinamento delle politiche di bilancio ed economiche dell’area Euro. Gran Bretagna e Repubblica Ceca non hanno firmato.


I predecessori.

Nel 1993 entrò in vigore il Trattato di Maastricht. Nel 1997 i Paesi della Ue adottarono delle regole per disciplinare le politiche di bilancio dopo l’introduzione della moneta unica, prevedendo che il disavanzo dovesse rientrare entro il 3% del Pil e che il debito dovesse restare entro il 60% del Pil, oltre a specifiche procedure nei casi di non osservanza. La sua inefficacia emerse però con la crisi finanziaria globale che coinvolse i debiti sovrani. Nel 2010 venne creato lo European Financial Stability Facility (EFSF). Nel 2011 poi il Patto di stabilità venne riformato. E si concordò che la nuova governance dell’Euro dovesse avere natura costituzionale. Dopo il rifiuto della Gran Bretagna di modificare con questo obiettivo il Trattato di Lisbona, si è deciso di stipulare un nuovo trattato. Nel 2012 i 17 Paesi che facevano parte dell’Eurozona più altri sette membri dell’Ue non appartenenti all’Eurozona hanno firmato il Fiscal Compact, con l’eccezione di Gran Bretagna e Repubblica Ceca.

Cosa prevede.
Si prevede che i Paesi contraenti mantengano un bilancio pubblico in pareggio o in avanzo, salvo circostanze eccezionali, con un disavanzo non superiore allo 0,5% del Pil. È stato inserito anche l’obbligo di mantenere al massimo al 3 per cento il rapporto tra deficit e Pil, già previsto da Maastricht. E per i Paesi con un rapporto tra debito e Pil superiore al 60 per cento, è stato inserito l’obbligo di ridurre il rapporto di almeno 1/20esimo all’anno, per raggiungere quel rapporto considerato “sano” del 60%. Il trattato ha stabilito che il pareggio di bilancio di ciascuno Stato venisse inserito in «disposizioni vincolanti e di natura permanente – preferibilmente costituzionale». In Italia è stato inserito nella Costituzione con una modifica dell’articolo 81 approvata nell’aprile 2012.