Asset allocation: la potenza di fuoco della politica monetaria
L’economia globale sta subendo una battuta d'arresto.
Quasi una persona su tre al mondo è in lockdown per cercare di arrestare l’avanzata del Coronavirus, con una conseguente chiusura diffusa di fabbriche e negozi.
A sottolineare la gravità del problema che i capi di governo stanno affrontando, i più recenti dati sulla disoccupazione hanno mostrato che il numero di richieste di sussidio di disoccupazione da parte degli americani ha raggiunto il record di 3,28 milioni nella settimana terminata al 21 marzo. Si tratta di un incremento di oltre 3 milioni rispetto alla settimana precedente.
In un simile contesto, gli utili societari subiranno di certo un brusco calo, così come i dividendi. I mercati finanziari hanno pertanto registrato livelli di volatilità vertiginosi.
L’S&P 500, ad esempio, ha perso il 35% nel giro di alcune settimane – una flessione paragonabile a quelle del Black Monday del 1987 e della Grande Depressione del 1929.
Tempi difficili richiedono misure drastiche, ed è proprio quello che le banche centrali e i governi di tutto il mondo stanno facendo.
Prevediamo che le banche centrali forniranno stimoli monetari pari a circa un decimo del PIL mondiale quest’anno, mentre l’allentamento fiscale dovrebbe corrispondere a circa il 4% della produzione economica.
Sarà grazie a queste misure davvero audaci e coordinate che, a nostro avviso, l’economia globale riuscirà ad evitare una flessione prolungata.
Tuttavia, gli investitori non devono abbassare la guardia. I mercati finanziari vivranno ancora diversi picchi di volatilità nelle prossime settimane, man mano che sarà più evidente la portata del danno economico causato dalla pandemia. Per queste ragioni, manteniamo la nostra posizione neutrale sulle azioni e sulle obbligazioni.
La nostra analisi del ciclo economico indica che l’economia globale si contrarrà dello 0,4% quest’anno.
Le economie sviluppate – specialmente nell’eurozona – saranno le più colpite, mentre le controparti emergenti, guidate da una Cina in ripresa, dovrebbero tenere meglio.
Non molto tempo fa epicentro della pandemia, la Cina sta gradualmente tornando al lavoro. A giudicare dal consumo di carbone e dai dati sul traffico del Paese, riteniamo che l’attività economica cinese sia tornata a livelli superiori all’80% rispetto alla norma.
La sua ripresa economica, quindi, potrebbe rivelarsi brusca, così come è stato il suo rallentamento iniziale.
La seconda maggiore economia mondiale crescerà quest’anno del 2% – lontana dall'obiettivo di Pechino di raddoppiare il PIL e il reddito nel decennio fino al 2020.
I nostri modelli di liquidità stimano che le banche centrali forniranno uno stimolo monetario pari a 5.700 miliardi di dollari, o il 10% del PIL – un terzo in più rispetto a quanto fatto nel 2008-2009.
Circa 3.400 miliardi di dollari giungeranno dagli Stati Uniti, dove la Fed acquisterà 600 miliardi di dollari di obbligazioni in una sola settimana – un importo sei volte maggiore rispetto a quello totale acquistato durante l’ultimo ciclo di quantitative easing.
Riteniamo che la Fed abbia ancora tante armi a disposizione – l’entità degli acquisti di obbligazioni, a nostro avviso, potrebbe facilmente raddoppiare rispetto agli attuali livelli.
Il programma di acquisto di obbligazioni societarie della Fed, condotto attraverso lo Exchange Stabilisation Fund (ESF), un veicolo ad utilizzo speciale finanziato dal Tesoro, potrebbe arrivare ad acquistare fino a 4.000 miliardi di dollari di credito.
La Banca Centrale Europea, dal canto suo, inietterà 1.000 miliardi di euro di liquidità nel sistema finanziario.
Riteniamo che sia pronta a fare di più – probabilmente ad abbandonare i limiti auto-imposti sugli acquisti di obbligazioni e a sfruttare le Operazioni Definitive Monetarie (Outright Monetary Transactions - OMT), un programma d’emergenza che consente alla BCE di acquistare per importi illimitati il debito di un particolare Paese.
A livello globale, la stampa di moneta da parte delle banche centrali finanzierà in modo efficace la spesa dei governi di quest’anno, che finora ammonta a circa 2.200 miliardi di dollari.
A seguito del brusco crollo delle azioni nel giro di poche settimane, la nostra analisi delle valutazioni indica che le azioni globali hanno scontato molte cattive notizie.
I mercati azionari indicano che gli investitori si aspettano un taglio a doppia cifra dei dividendi negli Stati Uniti, nell’eurozona e in Giappone quest’anno, mentre la nostra analisi indica che i profitti generati dalle società presenti nell’S&P 500 diminuiranno di oltre il 10% quest’anno.1
Ma i nostri modelli a lungo termine suggeriscono che le azioni globali sovraperformeranno le obbligazioni di oltre il 10% ogni anno in termini reali per i prossimi cinque anni.2
Le valutazioni azionarie attuali dovrebbero, pertanto, dimostrarsi interessanti per gli investitori di lungo termine.
I nostri dati sui fattori tecnici indicano che i mercati azionari sono “ipervenduti”. I rilevamenti del sentiment degli investitori e del flusso di investimenti indicano un livello di pessimismo estremo.
Detto ciò, rimane la possibilità di ulteriori oscillazioni di mercato, dovute in gran parte al funzionamento di strumenti legati agli indici di volatilità.