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Economia e finanza

Fiver, 5 fatti economici di agosto 2023

Fiver, cinque fatti economici di agosto 2023

Agosto 2023

Tempo di lettura: 5 min

L’economia rallenta, ma in questo torrido agosto le Banche Centrali hanno raffreddato le richieste di un allentamento monetario.

Il caldo d’agosto non ammorbidisce le Banche Centrali: FED e BCE proseguono nella linea del rigore. Per ora non bastano i segnali di rallentamento economico, neppure quelli preoccupanti arrivati dalla Germania. E mentre in Italia le banche accusano il colpo di una tassa sugli extraprofitti, la geopolitica registra un allargamento dei BRICS. 

FED in versione falco

La Federal Reserve ha raffreddato l’aspettativa di una frenata. Intervenuto nel tradizionale appuntamento di Jackson Hole, il presidente della Banca Centrale statunitense, Jerome Powell, ha detto chiaramente che l’istituto è pronto ad “aumentare ulteriormente i tassi di interesse se necessario”, in modo coerente con una politica monetaria che “rimarrà restrittiva” fino a che l’inflazione non rientri attorno al 2%.

L’obiettivo è quindi chiaro, nonostante la FED sia ben cosciente che la stretta monetaria agirà in uno scenario di “crescita economica al di sotto del trend”. Al momento, però, l’economia americana sta mostrando una tenuta oltre le attese, costringendo la Federal Reserve a calcare la mano. Il clima però resta molto incerto. E per descriverlo, Powell ha usato una metafora che rende l’idea: la FED si muoverà “seguendo le stelle sotto un cielo nuvoloso”.

BCE, avanti con i rialzi dei tassi

Anche se sono formalmente indipendenti e agiscono su aree diverse, è chiaro che le Banche Centrali guardino ovunque. Ecco perché le parole, molto nette, della FED non possono che rafforzare la direzione già intrapresa dalla BCE. L’ultimo intervento che scoraggia chi spinge per una sospensione della stretta monetaria arriva dal numero uno della Bundesbank, Joachim Nagel. Per il banchiere tedesco, “è troppo presto per pensare a una pausa”. Ancora una volta, le priorità sono chiare: l’inflazione è troppo alta e “c'è ancora della strada da fare”. Una linea che non sembra variare nonostante gli evidenti segnali di rallentamento economico. Gli ultimi sono arrivati proprio dalla Germania.

Germania, la locomotiva è ferma

La Germania sta vivendo un periodo di difficoltà, con una crescita decisamente inferiore rispetto a quella media UE. E, considerando anche la preoccupazione legata ai contraccolpi della politica monetaria, le notizie che arrivano dalla principale economia europea sono sempre particolarmente significative. Nel secondo trimestre, il PIL tedesco ha registrato un calo dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una stasi che conferma l’andamento del primo trimestre. Ma le cattive notizie non si sono fermate qui.

Se ad agosto l’indice PMI (che suggerisce la fiducia degli operatori) del settore manifatturiero è cresciuto oltre le attese (39,1 punti contro i 38,7 previsti), quello del comparto servizi è precipitato a 47,3, decisamente sotto i 51,5 punti stimati e i 52,3 registrati a luglio.

L’imposta sugli extraprofitti delle banche

Legato all’aumento dei tassi è anche il principale provvedimento governativo di agosto, legato agli extraprofitti delle banche. La politica monetaria restrittiva ha permesso agli istituti di ampliare i propri margini che, nel caso delle banche, rappresentano la differenza tra gli interessi passivi (quelli pagati ai clienti) e attivi (quelli incassati per la concessione dei prestiti).

Il Consiglio dei Ministri ha varato una tassa straordinaria: l’aliquota, del 40%, si applica se i margini si sono ampliati oltre il 5% nel 2022 e del 10% nel 2023 rispetto al 2021. La norma, per evitare di pesare eccessivamente sugli istituti, fissa un tetto, pari allo 0,1% dell’attivo. All’annuncio del provvedimento, gli istituti di credito hanno registrato perdite anche a doppia cifra, portando in negativo il FTSE MIB.

I BRICS si allargano

I BRICS si allargano. Il gruppo - che, come da acronimo, include Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica - avrà sei nuovi membri: Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. L’ampliamento sarà effettivo da gennaio 2024. Con il nuovo perimetro, i BRICS arrivano a rappresentare un terzo del PIL e quasi metà della popolazione mondiale. Tradotto: viene istituzionalizzato un gruppo di potere che, attraverso collaborazioni incrociate, può rappresentare una voce sempre più consistente.

Gli obiettivi sono stati indicati dai leader dei Paesi coinvolti: incoraggiare l’uso delle valute locali (affiancandosi quindi al dollaro) nel commercio internazionale e nelle transizioni finanziarie. Il presidente cinese Xi Jinping ha parlato di decisione “storica” e di “nuovo capitolo nella collaborazione dei Paesi emergenti e in via di sviluppo". Come sempre meno diplomatico il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov: l’allargamento dei BRICS rappresenterà “un nuovo ordine basato sui principi della Carta delle Nazioni Unite e non sulla loro interpretazione distorta".