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Il conflitto israelo-palestinese introduce un ulteriore elemento d’instabilità in un quadro già messo a dura prova dal fronte ucraino. Le Banche Centrali si prendono una pausa, confermando che il picco dei tassi è sempre più vicino (anche se non è ancora stato raggiunto).
Il 7 ottobre 2023 Hamas ha attaccato Israele via terra. Un atto senza precedenti, sia per modalità che per impatto. Con la reazione di Israele è tornatoin superficie con violenza inedita il conflitto israelo-palestinese. Il prezzo del petrolio, visto il coinvolgimento laterale di Paesi arabi produttori, ha avuto un sussulto. In prospettiva, è un fattore che potrebbe condizionare l’economia mondiale, ma, in chiave macro, al momento conta l’apertura di un secondo fronte di grande instabilità geopolitica, che si affianca a quello ucraino.
La BCE si prende una pausa dopo dieci rialzi consecutivi. La Banca Centrale Europea ha infatti deciso di lasciare il tasso sui rifinanziamenti principali fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4% e quello sui prestiti marginali al 4,75%.
L’inflazione, che resta la principale preoccupazione dell’Eurotower, è ancora troppo alta. Sono arrivati però segnali di raffreddamento, soprattutto a settembre. Ascoltando le dichiarazioni della presidente Christine Lagarde, però, pare chiaro come la politica monetaria non subirà inversioni di tendenza. Per tornare a un’inflazione al 2% nel medio termine, sarà necessario tenere i tassi attorno al livello attuale “per un periodo sufficientemente lungo”. Anche se l’economia europea è debole, ha spiegato Lagarde, il taglio “è prematuro” e “non è stato discusso”.
Il Prodotto Interno Lordo statunitense corre veloce. Nel terzo trimestre, il PIL ha fatto segnare un progresso del 4,9%. Non si vedeva un’accelerazione così vigorosa da quasi due anni. Per intercettare un dato altrettanto favorevole, infatti, bisogna tornare indietro all’ultimo trimestre del 2021.
L’economia statunitense conferma quindi una reazione migliore del previsto alla stretta monetaria che la Federal Reserve ha approntato nel tentativo di raffreddare l’inflazione. I rilievi sul PIL sono arrivati peraltro a pochi giorni dalla riunione della FED, che – proprio come fatto a settembre – dovrebbe mantenere i tassi invariati. Nessun inasprimento, ma neppure un allentamento: i tassi restano ai massimi degli ultimi 22 anni. E la tenuta economica non spinge certo a un’inversione di rotta.
Il Governo italiano ha approvato la Legge di Bilancio, ossia la norma che guida la politica economica del Paese per il 2024. Prevede, tra le altre cose, circa dieci miliardi per il rinnovo del taglio del cuneo fiscale-contributivo. Altri cinque miliardi sono destinati ai rinnovi dei contratti della pubblica amministrazione. Viene ufficializzato il passaggio dai quattro ai tre scaglioni IRPEF: tassazione del 23% per i redditi fino a 28.000 euro, del 35% tra i 28.000 euro e i 50.000 euro, del 43% oltre i 50.000 euro.
Guardano alle imprese, è confermata la detassazione dei premi di produttività al 5%. Rinviata ancora una volta, a luglio 2024, l’entrata in vigore di plastic e sugar tax. Con l’obiettivo di favorire gli investimenti nel Sud Italia, la Legge di Bilancio prevede anche un credito d’imposta per l’acquisizione dei beni strumentali destinati a strutture produttive del Mezzogiorno.
Il Bitcoin mostra segnali di uscita dal letargo. Dopo un lungo periodo complicato iniziato nel 2022, ha visto raddoppiare il proprio valore rispetto a inizio anno. La prima e principale criptovaluta ha superato i 34.000 dollari. Come sempre, è complicato individuare le cause di una risalita così decisa. Per i fautori del Bitcoin come bene rifugio, sarebbe generata dal riacutizzarsi delle tensioni geopolitiche e dalla conseguente volontà di trovare un porto sicuro. È vero però che, nel periodo post-pandemia, la criptovaluta si è mossa più in concordanza che in antitesi con i mercati finanziari. Si è comportata, in altre parole, come un asset comune più che come un bene rifugio. Sono poi da considerare i cali e le risalite, ormai fisiologiche, di Bitcoin e la prospettiva sempre più prossima dell’halving: nell’aprile 2024, scatterà il dimezzamento delle ricompense per l’estrazione di nuovi blocchi. Si tratta di un avvenimento previsto dal protocollo proprio per generare un meccanismo antinflazionistico: in sostanza, riduce le nuove monete, dando (almeno in teoria) maggior valore a quelle già esistenti.
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