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La parola “robot” evoca immagini diverse fra loro, alcune delle quali provengono da film di fantascienza, altre da oggetti di uso quotidiano. Innanzitutto, va fatta una distinzione tra robot e androide: il primo è una macchina guidata dall’intelligenza artificiale in grado di svolgere un lavoro automatizzato al posto dell’uomo, il secondo, invece, è un robot con sembianze umane.
Ad oggi, la robotica sta subendo grandi trasformazioni e sta trovando applicazioni in numerosi campi.
L’industria è stato, probabilmente, il primo campo di espansione della robotica. L’uso di macchine per rendere meno pesante e più efficiente il lavoro umano non è di per sé una novità, ma risale ai tempi della Prima Rivoluzione Industriale. Oggi, nell’era della Quarta Rivoluzione Industriale, nonché dell’industria 4.0, le fabbriche stanno diventando luoghi sempre più high tech in cui l’uomo si dedica alla programmazione e al controllo di macchine sofisticate. Non a caso si parla di smart manifacturing come di un modo di produrre caratterizzato dall’utilizzo di robot e intelligenza artificiale, riducendo fatica e rischi per i lavoratori.
Queste macchine si stanno dimostrando capaci di apprendere processi complessi e migliorarli tramite esperienza, tanto che non si parla più di robot, bensì di cobot. Il termine deriva da “robot collaborativi” in relazione alla loro capacità di emulare il comportamento umano e di interagire con le persone.
In questo settore, il nostro continente si trova in testa nelle statistiche mondiali: in Europa ci sono 400 robot ogni 10.000 operai. A livello di investimenti, anche l’Italia guarda al futuro: con il piano nazionale Transizione 4.0 sono stati stanziati circa 24 miliardi di euro.
In ambito sanitario la robotica trova molte applicazioni diverse, dalla telemedicina alla sperimentazione, dalla costruzione di protesi o organi in 3D agli strumenti di diagnostica di precisione.
Due esempi all'avanguardia sono il robot Da Vinci, manovrato a distanza dal chirurgo che, con una visione in 3D del campo operatorio, riesce a operare, e Versius, robot inglese che opererà presto a Milano, soprattutto nella chirurgia toracica.
Prevedere come sarà il nostro futuro non è facile, stante il ritmo serrato a cui si evolvono le cose. Possiamo immaginare che ci saranno robot dedicati a prendersi cura degli anziani e smart sitter, altri in grado di costruire abitazioni, robot cuochi e altri dediti alla pulizia, avvocati-robot e artisti-robot (esempi che, peraltro, stiamo già vedendo realizzarsi in alcuni contesti).
Una domanda che ci poniamo in maniera ricorrente riguardo il futuro è: i robot toglieranno posti di lavoro alle persone? La risposta, secondo i dati raccolti, sembra essere no. Negli ultimi decenni sono effettivamente scomparse molte figure lavorative, ma il tasso di occupazione globale è sempre salito. Per di più, nei paesi dove l’impiego di robot è maggiore come Giappone e Germania, i tassi di disoccupazione sono tra i più bassi al mondo.
Uno studio della Yale University ha esaminato la produzione giapponese degli ultimi 40 anni e ha rilevato che un aumento di un'unità robotica ogni 1.000 lavoratori ha determinato l’aumento dell'occupazione di un'azienda del 2,2%. In generale, le aziende che investono di più in automazione e robotica sono anche quelle col maggior tasso di produttività e di competitività e quindi destinate a espandersi e ad assumere.
Megatrend - Alla scoperta del futuro con Federico Buffa è disponibile liberamente su tutte le principali piattaforme di podcasting. Ogni settimana ti attende un nuovo podcast! Ascolta adesso la puntata dedicata alla robotica dell’analisi di Pictet AM Italia dei principali Megatrend del momento.
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