Il 22 aprile 2020 è stato celebrato il 50° anniversario della Giornata della Terra.
Una ricorrenza che ha assunto un retrogusto che ha del paradossale. Da un lato, infatti, ci troviamo nel mezzo di un blocco che sta riducendo significativamente l'attività economica in tutto il mondo. Dall’altro, un gradito effetto collaterale di tale situazione è stato un significativo miglioramento della qualità ambientale in molte aree del pianeta.
È necessario, di conseguenza, fare delle riflessioni sulle implicazioni a lungo termine della pandemia a livello di consapevolezza e politiche ambientali e, per noi investitori tematici, anche a livello di investimenti ambientali. Nello svolgere tale analisi, bisogna distinguere tra effetti di breve termine guidati dalle politiche pubbliche ed effetti di lungo termine, che potrebbero trasformarsi in venti favorevoli di durata secolare.
Il breve termine è guidato da enormi pacchetti di stimoli fiscali, complessivamente superiori al 10% del PIL mondiale, secondo le stime. È importante capire cosa venga effettivamente finanziato con questi pacchetti e, poiché alla fine queste risorse dovranno essere rimborsate (ad esempio con tasse più elevate, spese più basse e/o maggiore inflazione), queste misure possono potenzialmente avere importanti effetti redistributivi. È probabile che questi risultati siano specifici a livello regionale.
Nell'Europa, dove il Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è salito al potere con una visione di Europa “più verde”, l’impegno sul Green Deal europeo sembra rimanere intatto, sebbene ci si aspettino alcuni ritardi nell'attuazione.
In Cina, i risultati sembrano più contrastanti. Dalla crisi "Airpocalypse" del 2011-2012, la Cina ha reso la protezione ambientale una delle principali priorità politiche, superando anche molti Paesi occidentali. Verosimilmente, il COVID-19 non dovrebbe far cambiare intenzioni al Governo cinese, dal momento che la protezione ambientale rimane una delle sue prime tre missioni a livello nazionale. Il presidente Xi Jinping ha ripetutamente sottolineato la volontà del Governo di fornire acqua dolce e aria pulita al popolo cinese, sin dall'inizio della pandemia, e all’interno del piano di stimoli fiscali rientrano numerosi progetti legati all’ambiente (ad esempio, il rinnovamento dell'acqua e l’utilizzo di energia rinnovabile).
Ciò nonostante, negli ultimi mesi ci sono anche segnali che indicano che dall’inizio dell’anno i permessi per le centrali a carbone sono aumentati.
Negli Stati Uniti, il dietrofront sulle politiche ambientali a livello federale iniziato nel 2017 sembra destinato a proseguire. Questo sarà in parte compensato dalle politiche a livello statale in importanti Stati progressisti.
Adottando una prospettiva a più lungo termine, definendo ad esempio un orizzonte temporale di 5 anni, la crisi legata al COVID-19 comporterà un ulteriore passo in avanti nella consapevolezza delle persone sulle questioni ambientali, destinata a trasformare i comportamenti dei consumatori stessi, delle imprese e nelle politiche pubbliche.
Stanno infatti emergendo numerosi fattori dal potenziale impatto dirompente.
Ad esempio, il miglioramento visibile della qualità dell'aria in molte città a causa dell'assenza di traffico e della riduzione dei consumi energetici sta rendendo evidente agli occhi di tutti il legame tra attività economica e qualità ambientale. Questo ovviamente non vuol dire considerare la possibilità di limitare il business, ma suggerisce un ripensamento più ampio dei modelli di business, con una maggiore attenzione alla gestione efficiente delle risorse e al concetto generale di sostenibilità.
Per quanto il legame tra qualità dell'aria e salute sia ormai noto da molto tempo, iniziano ad emergere degli studi che collegano l'inquinamento atmosferico e il tasso di mortalità della pandemia di Coronavirus. Una volta terminato il periodo di crisi sanitaria globale, questo potrebbe rivelarsi essere un potente argomento per migliorare la qualità ambientale. Sulla base di questo ragionamento, ad esempio, la città di Milano sta già cercando di ridurre l'utilizzo di automobili dopo la crisi.
A causa della probabile origine animale del virus SARS-CoV-2, come già successo in vari focolai precedenti, la discussione sulle possibili cause di tali malattie zoonotiche si è rafforzata. Vi è l’opinione secondo cui l'attività umana, la sua invasione degli ecosistemi naturali e la conseguente distruzione della biodiversità possano esserne la causa. Il contatto più stretto con le specie animali rende, infatti, più probabile la trasmissione della malattia da animale a uomo. Scavando più a fondo, il maggiore stress sugli ecosistemi naturali potrebbe anche rendere i mammiferi più propensi a contrarre tali malattie. Infine, si sta studiando con attenzione il legame tra l'agricoltura industriale e COVID-19, che potrebbe velocizzare il passaggio a un'alimentazione a base vegetale, un approccio alimentare più consapevole e sostenibile (richiede un uso meno intensivo delle risorse), da non confondere con la dieta vegetariana o vegana.
A un livello più astratto, vale la pena notare che l'attuale pandemia potrebbe essere la prima volta in cui ampie parti della popolazione mondiale assistono ad un fenomeno dalla crescita esponenziale e alle sue conseguenze su una scala temporale breve. Le drammatiche implicazioni di quando una curva esponenziale di tali dimensioni colpisce la capacità portante di un sistema (in questo caso, di quello sanitario) sono diventate visibili a tutti. La stessa logica si applica alle sfide ambientali, in cui la crescita del consumo delle risorse, se lasciata ininterrotta, alla fine porta il sistema a superare i cosidetti “limiti planetari”, che definiscono lo spazio operativo sicuro in cui gli esseri umani posso agire senza compromettere il futuro del pianeta. Questa tesi sarà probabilmente rafforzata dalla crisi ed è un concetto che da anni si lega al nostro approccio di investimento ambientale.
La crisi ha messo in luce tutte la fragilità del sistema economico globale di fronte a shock che superano una certa intensità. La capacità del sistema economico e sociale di resistere a tali shock sarà inevitabilmente al centro della scena imprenditoriale e del dibattito pubblico. Questa maggiore consapevolezza del rischio dovrebbe contribuire a focalizzare l'attenzione sulle tematiche ambientali. Tale approccio potrebbe portare all’adozione di una mentalità assicurativa, in base alla quale si è disposti a pagare costi iniziali (ad esempio investimenti nella resilienza ambientale o nella mitigazione dei cambiamenti climatici) per ridurre la probabilità di eventi estremi, come sottolineato di recente anche dal Presidente francese Macron.
Infine, sembra abbastanza chiaro che il COVID-19 porterà a un’accelerazione nella diffusione della tecnologica, in particolare nell’ambito della digitalizzazione, della virtualizzazione e dell’automazione. Dal punto di vista delle soluzioni ambientali, questo fa ben sperare, poiché è probabile che stimoli in modo significativo la nascita e la crescita di modelli di business incentrati sulla gestione efficiente delle risorse e sul concetto di economia circolare.
L'idea generale alla base della "dematerializzazione" o "virtualizzazione" dell'economia è quella di sostituire la dipendenza dagli atomi con la dipendenza dagli elettroni, consentendo in tal modo un disaccoppiamento della crescita economica dal consumo di risorse. Tali modelli di business sono presenti in numerose strategie tematiche di Pictet, tra cui GEO, Clean Energy, Digital, Robotics e Security.
In breve, una volta che le acque si saranno calmate, è probabile che i driver secolari a lungo termine per gli investimenti ambientali ne usciranno rafforzati. Buona Giornata della Terra a tutti!
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