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Economia e finanza

Pictet Fiver: i cinque fatti economici di Giugno 2021

Giugno 2021

I cinque principali fatti di economia e finanza del mese raccontati in breve.

Le Banche Centrali, dagli Stati Uniti all’Europa, per ora rassicurano sull’inflazione e lasciano i tassi invariati. I mercati restano attendisti, sapendo che presto – come anticipato dalla Fed – arriverà la exit strategy dalla politica monetaria espansiva proprio a partire dagli Stati Uniti, in fase di ripresa ben più del vecchio continente.

 

In Europa intanto si approvano i piani nazionali di ripresa all’interno del programma Next Generation Eu, mentre l’Ue raccoglie i soldi dai mercati con successo attraverso gli Eu Bond. Nello stesso tempo, però, la diffusione della variante Delta del Coronavirus spaventa gli investitori, insieme alle incognite legate all’inflazione e all’effetto delle meme stock.

Resta la politica espansiva

La BCE ha lasciato fermi i tassi d’interesse e confermato “l’orientamento molto accomodante della sua politica monetaria”, almeno “finché non vedrà le prospettive di inflazione convergere saldamente su un livello sufficientemente prossimo ma inferiore al 2% nel suo orizzonte di proiezione e tale convergenza non si rifletterà in maniera coerente nelle dinamiche dell’inflazione di fondo”. Il Consiglio direttivo continuerà a condurre gli acquisti netti di attività nell’ambito del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica PEPP almeno sino alla fine di marzo 2022 e, “in ogni caso, finché non riterrà conclusa la fase critica legata al Coronavirus”.

 

La Federal Reserve, nel suo aggiornamento mensile sulle decisioni di politica monetaria, ha fatto sapere che per ora manterrà i tassi di interesse invariati al livello di marzo 2020. Ma ha reso pubbliche previsioni secondo cui aumenterà i tassi d’interesse che applica nei suoi prestiti alle banche due volte entro la fine del 2023: prima di quanto atteso dai mercati e di quanto la stessa Federal Reserve avesse annunciato in precedenza. La previsione è dovuta a un aumento delle stime della Banca Centrale sull’inflazione (cioè la crescita dei prezzi) negli Stati Uniti nei prossimi tre anni, correlato a un miglioramento delle previsioni sulle condizioni dell’economia e del mercato del lavoro statunitensi. Il presidente, Jerome Powell ha detto che i membri del consiglio direttivo della banca cominceranno a discutere un possibile rallentamento del programma di acquisto di titoli. Dopo la notizia, il valore del dollaro è salito dello 0,9% rispetto a un paniere di paragone contenente le principali valute, registrando il suo aumento giornaliero più alto da inizio anno.

Governare l'inflazione

L’inflazione preoccupa investitori e risparmiatori, mentre sui due lati dell’Atlantico Federal Reserve e Banca Centrale Europea tentano di tranquillizzare i mercati finanziari. “Si tratta di un fenomeno transitorio”, avvertono le istituzioni monetarie. Ma il problema è capire “quanto” è temporaneo. E soprattutto parliamo di un indicatore che si muove in ritardo rispetto ai prezzi al consumo generali.

 

Per cui l’attesa di capire se si tratta di un’inflazione temporanea o meno condiziona gli investitori, che si stanno attrezzando con strategie di portafoglio capaci di calmierare gli effetti delle fiammate inflattive. Compito non facile, perché tra le varianti del COVID-19 e l’enorme mole di liquidità che arriva dalle Banche Centrali, le incognite sono diverse.

 

Come reazione al rischio inflattivo, si guarda ancora ai beni rifugio, quali oro e argento, e all’azionario anticiclico. Ma non solo. Il comparto degli investimenti sostenibili ESG (Environment, Social, Governance) continua a essere preferito dalla maggior parte dei gestori, che lo considerano come parte di un trend secolare.

 

In ogni caso, anche il vicepresidente della Fed, Richard Clarida, ha lasciato intendere che la Banca USA inizierà a discutere apertamente la possibilità di una riduzione del Qe prossimamente. È probabile che il tema del “tapering” diventerà un argomento centrale al meeting che la Fed ha in calendario per agosto.

L'Ue va sui mercati

A quasi un anno dall’accordo raggiunto nel Consiglio europeo, il Next Generation Eu per la ripresa economica europea è sulla pista di lancio. Dal 15 giugno la Commissione europea ha iniziato ad approvare i primi piani nazionali di resilienza e ripresa (per l’Italia l’approvazione è arrivata lo scorso 22 giugno) e contemporaneamente ha collocato sul mercato la prima tranche del debito europeo che servirà per finanziare il piano.

 

 A metà giugno l’Ue ha collocato il primo E-Bond a dieci anni per un importo di 20 miliardi, a fronte del quale la domanda è stata pari a sette volte l’offerta. Il secondo round di collocamenti si è concluso a fine giugno con una dual tranche, da 5 e 30 anni, da 15 miliardi complessivi che ha raccolto 130 miliardi dagli investitori istituzionali.

 

Le risorse raccolte nel 2021 serviranno per finanziare l’anticipo previsto ai paesi del 13 per cento dei fondi complessivi della Recovery and Resilience Facility. Per l’Italia si tratta di 25 miliardi che dovrebbero arrivare a luglio.

La variante Delta spaventa (ma non troppo)

I mercati avvertono il pericolo della diffusione dei contagi dovuti alla nuova variante Delta del Coronavirus. La paura è che questa nuova ondata possa rallentare un po’ le riaperture, ostacolando la ripresa del turismo. Ma il buon andamento delle campagne di vaccinazione fa comunque pensare che le pressioni sui ricoveri negli ospedali resteranno basse. Il rischio quindi dovrebbe essere gestibile per le riaperture e la ripresa economica. Eppure gli investitori temono che nuove restrizioni mandino in sofferenza soprattutto le azioni del comparto del turismo, delle compagnie aeree e degli hotel, ristoranti e intrattenimento.

Torna la febbre delle meme stock

I titoli delle “meme stock”, quelli delle società dalle prospettive economiche incerte che iniziano improvvisamente a salire contro ogni logica grazie soprattutto all’azione coordinata di gruppi di trader online, sono tornati ad agitare i mercati. Questa volta, dopo il caso GameStop, oggetto delle tendenze rialziste accese dai forum online degli investitori c’è stata Amc Enterteinement.

 

La società delle sale cinematografiche ha provato ad approfittare del brusco aumento di prezzo, vendendo 8,5 milioni di azioni proprie all’hedge fund Mudrick Capital, che le ha rivendute sul mercato subito dopo, anche se il prezzo delle azioni di Amc ha continuato a salire. La società ha poi annunciato anche un’iniziativa per premiare i suoi azionisti-fan con offerte speciali, decidendo pure di tentare di rifinanziarsi emettendo nuove azioni. La società ha però confermato che il prezzo delle sue azioni rifletteva dinamiche interne al mercato borsistico non correlate all’andamento dei suoi affari, avvertendo i propri investitori di prepararsi al rischio di perdere denaro. Amc ha fatto sapere infatti che l’80% delle sue azioni era nelle mani di investitori non professionisti, evidenziando il rischio di enorme volatilità legato al fenomeno delle “meme stock”.