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La guerra in Ucraina continua a catalizzare l'attenzione e a muovere i mercati. Gli occhi di governi e Banche Centrali restano puntati sul rallentamento economico e sull'incremento dell'inflazione. Dalla Cina arrivano notizie confortanti riguardo le infezioni da COVID-19. E il mondo delle criptovalute ricorderà a lungo questo maggio 2022.
Il principale fattore che muove i mercati continua a essere la guerra in Ucraina, con tutte le conseguenze economico-finanziarie che comporta. Il clima di incertezza sulla durata e sull'impatto del conflitto persiste. Il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, ha allontanato l'idea di una recessione ma ha ammesso che l'UE è davanti a una “frenata evidente” e che dovrà “lavorare per evitare un andamento del PIL negativo”.
Tra le mosse più significative di maggio da parte di Bruxelles c'è stato il via libera alla modifica del Recovery Plan, che in Italia ha un impatto diretto sul PNRR. In sostanza, la Commissione permetterà di includere nel Piano di ripresa e resilienza (e nei suoi omologhi degli altri Paesi) gli investimenti legati all'energia. I fondi deriveranno in parte da nuovi finanziamenti e in parte da risorse non ancora spese. Si tratta di una diretta conseguenza del conflitto, visto l'obiettivo di affrancarsi nel più breve tempo possibile dalla dipendenza energetica nei confronti della Russia.
Altra conseguenza della guerra è un'ulteriore accelerazione dei prezzi. La dinamica è presente già dal 2021, ma è andata acuendosi. Il conflitto, ha affermato la Commissione UE, ha “esacerbato le strozzature nelle forniture alimentari e la pressione sui costi già esistenti”. Il risultato è un'impennata dell'inflazione. Il tasso previsto dall'UE a fine anno sfiora il 6% in Italia e l'8% nella zona euro. Il cambio di passo è evidente: nelle stime di febbraio (le ultime precedenti al conflitto), le previsioni si fermavano al 3,8%. La risalita dei prezzi dovrebbe farsi sentire anche il prossimo anno, con un incremento del 2,3% (era all'1,6% nelle previsioni di febbraio).
Questo trend, unito al rallentamento economico, sta rendendo concreta la prospettiva della cosiddetta stagflazione, uno status economico nel quale la stagnazione si accompagna con un'inflazione sostenuta.
Lo scenario della stagflazione complica non poco le mosse delle Banche Centrali, che negli anni passati hanno potuto varare una politica economica espansiva senza preoccuparsi di un incremento dell'inflazione. Il quadro però è decisamente cambiato e aumenta la pressione per un primo rialzo dei tassi a luglio. La mossa è ormai data molto probabile, ma si discute ancora sulla sua entità. Una maggiore cautela spingerebbe verso un rialzo di 25 punti base. Non manca però chi vorrebbe di più. Il presidente della Bundesbank, Jaochim Nagel, ha invocato un “segnale forte”, che potrebbe tradursi in un rialzo di 50 punti base a luglio, “seguito da altre strette nella seconda parte dell'anno”.
Maggio si è chiuso con notizie confortanti dalla Cina. Pechino e Shanghai continuano a registrare un calo delle infezioni da COVID-19. Di conseguenza, hanno avviato un progressivo allentamento delle restrizioni. È una buona notizia non solo dal punto di vista sanitario ma anche economico: restrizioni meno rigide significano un graduale ritorno alla piena operatività delle imprese cinesi, che spesso rappresentano il polmone produttivo di intere filiere globali. Shanghai ha varato un vero e proprio piano per la ripresa, che tra le altre cose prevede la riduzione di oneri e tasse per le aziende. Che le decisioni cinesi vadano ben oltre i confini asiatici lo conferma l'andamento delle borse, in decisa ripresa negli ultimi giorni di maggio anche grazie alle confortanti notizie provenienti da oriente.
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