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Sostenibilità ambientale

Come affrontare il riscaldamento globale?

Perché dobbiamo ripensare i metodi con cui affrontare il riscaldamento globale

Giugno 2023

Tempo di lettura: 4 min

Il Center for Climate Repair dell'Università di Cambridge ci offre nuove soluzioni per mitigare il cambiamento climatico: dal ricongelamento dell'Artico al riempimento degli oceani con escrementi artificiali di balena.

Dalle temperature estreme all'innalzamento del livello del mare, gli effetti del cambiamento climatico stanno diventando sempre più evidenti.  La necessità di agire è sempre più urgente, come ci conferma anche Sir David King, fondatore e presidente del Center for Climate Repair presso l’Università di Cambridge e presidente del Climate Crisis Advisory Group.

“Inizierò con un'affermazione molto audace. Ciò che faremo, come umanità, nei prossimi 5-10 anni, determinerà il futuro dell'umanità per i prossimi 2.000. La nostra civiltà è molto a rischio. Si tratta di una sfida enorme e non c’è nessuna parte del pianeta che non sia coinvolta”.

 

Il problema dell’innalzamento dei mari

Il riscaldamento del Mar Glaciale Artico ha già portato a cambiamenti significativi nelle correnti dei venti della Terra, causando eventi meteorologici estremi. Allo stesso tempo, lo scioglimento delle calotte polari sta favorendo l’innalzamento del livello del mare, minacciando la fauna selvatica e diversi habitat umani. Come se non bastasse, il permafrost contiene metano, che viene rilasciato nell'atmosfera quando il ghiaccio si scioglie.

Anche se al ritmo attuale ci vorranno molti decenni prima che tutto il ghiaccio della Terra si sciolga, l'impatto inizierà a farsi sentire molto prima, spiega King: “Dobbiamo preoccuparci adesso? Lasciate che vi porti in uno dei Paesi più bassi del mondo rispetto al livello del mare, il Vietnam. Se continua così, cosa che sembra probabile, il Vietnam sarà sommerso dall'acqua di mare almeno una volta all'anno per il 90% della sua massa continentale". Il problema non sarà solo dei vietnamiti, precisa King, perché “si tratta del terzo più grande produttore di riso al mondo e, una volta che la terra sarà stata salata dal mare, la produzione di riso sarà straordinariamente difficile”.

Riduci, rimuovi, ricongela

I problemi esistono, ma anche le soluzioni, che possiamo riassumere con le "tre R": ridurre, rimuovere e ricongelare. “Dobbiamo raggiungere il più in fretta possibile una riduzione decisa e rapida delle emissioni”, prosegue King. “Ma in secondo luogo dobbiamo rimuovere i gas serra in eccesso presenti nell'atmosfera, che stanno avendo impatti importanti nella regione del circolo polare artico. In terzo luogo, dobbiamo imparare a ricongelare l'Artico per guadagnare tempo, mentre riduciamo le emissioni e rimuoviamo i gas serra in eccesso”.

Il fitoplancton ci dà una mano

Quando si tratta di rimuovere le emissioni esistenti, la vera sfida è farlo a basso costo e su larga scala. Qui, King e i suoi colleghi stanno studiando una nuova soluzione che avrebbe anche altri benefici per la salute planetaria.

“Stiamo lavorando sul 72% della superficie del pianeta, cioè sugli oceani”. Questidipendono dal fitoplancton, quelle microscopiche alghe marine che forniscono cibo ai pesci e assorbono l'anidride carbonica. Sembra quasi uno scherzo, ma il fitoplancton cresce su letti galleggianti di escrementi di balene, un materiale che scarseggia a causa della diminuzione delle popolazioni di cetacei. E anche in questo caso la colpa è degli esseri umani. "Abbiamo avuto un’idea semplice: perché non produciamo escrementi artificiali di balena e la diffondiamo sulla superficie dell'oceano?", dice King. Potrebbero essere composti costituiti da nitrati, fosfati, silicati e ferro combinati con zattere fatte di lolla di riso, un prodotto di scarto della produzione di riso che fornirebbe la piattaforma su cui può crescere il fitoplancton.

“Questa tecnologia potrebbe rimuovere più di 2-3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all'anno e forse 10 miliardi di tonnellate di gas serra all'anno”, afferma King. “Se lo facessimo, la popolazione di balene tornerebbe a crescere”.

Nuvole di spessore

Per la “terza R” – ricongelare l'Artico – l’assist può arrivare dal cielo. “Le nuvole bianche riflettono la luce solare lontano dalla superficie della terra. Se sei sotto la nuvola bianca sarà più fresco rispetto a quando la nuvola non ti fa ombra”, spiega King. "Quindi quello che vogliamo fare è coprire la regione del circolo polare artico con nuvole bianche per i tre mesi estivi polari".

Come accade con le nuvole naturali, il progetto prevede di prendere goccioline di acqua dell'oceano e spruzzarle in cielo, dove, con l'aiuto del vento, si trasformeranno in nuvole. Una sfida da affrontare subito, conclude King: “ognuno di noi è una parte del problema. Stiamo parlando del futuro a medio termine, non di quello tra 100 anni. È proprio una sfida per i nostri figli e nipoti”.