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Food

I microbi alleati di un’industria alimentare green

I microbi, alleati per un mondo sostenibile

Dicembre 2023

Tempo di lettura: 4 min

I microbi sono essenziali per la produzione alimentare. Ma possono fare ancora di più: contribuire a renderla più green.

L’industria lattiero-casearia mondiale deve molto a una piccola città danese. È qui che ha sede una delle banche di ceppi microbici più importante al mondo, di proprietà della società di bioscienze Chr. Hansen. La banca custodisce circa 50.000 ceppi ed è la fonte per ottenere praticamente tutti i prodotti secondari da formaggio e yogurt presenti sul mercato, consumati ogni giorno da più di un miliardo di persone.  

Le sue potenzialità non si fermano qui. Chr. Hansen impegna la propria ricerca e sviluppo per migliorare i ceppi, in modo tale da soddisfare esigenze specifiche o combinarsi in nuovi modi per produrre la prossima generazione di “microbi buoni”. In questo modo, la società sta affrontando alcuni dei problemi più complessi al mondo, come la creazione di “colture bioprotettive”, capaci di proteggerei prodotti alimentari dagli agenti patogeni in modo naturale, contribuendo così a prolungarne la conservazione. 

“Per la salute delle piante, siamo in grado di fornire soluzioni naturali che riducono l’uso di pesticidi”, spiega l’amministratore delegato di Chr. Hansen, Mauricio Graber. “Agli animali forniamo probiotici per evitare un uso eccessivo di antibiotici, che finisce per avere un impatto sull’uomo”. 

Chr. Hansen è uno dei leader mondiali nella produzione di colture, enzimi e probiotici per l'industria alimentare, nutrizionale, farmaceutica e agricola. L'azienda, con sede a Hørsholm, poco a norddi Copenaghen, ha una storia che risale al 1874, quando il suo fondatore, Christian Hansen, aprì una fabbrica in un'ex officina metallurgica, nella capitale danese. Allora l'azienda aveva un solo prodotto: il caglio animale liquido per produrre formaggi. 

La compagnia ha poi sviluppato diversi ceppi probiotici per migliorare e mantenere la salute dell’intestino e sta investendo sempre di più in questo settore. “Il microbioma umano rappresenta un’opportunità molto importante per il futuro”, afferma Graber. I latticini restano al centro dell’attività, ma Chr. Hansen guarda con interesse alle potenzialità dei prodotti alimentari di origine vegetale. “La domanda dei consumatori c’è”, afferma l’amministratore delegato. "Ma questi prodotti non hanno ancora un gusto che spingeil consumatore a tornare e a far espandere il segmento". Graber è però convinto che, con le fermentazioni microbiche sviluppate da Chr. Hansen, sarà possibile dare ai prodotti plant based lo stesso gusto e la stessa ricchezza tipici dei prodotti lattiero-caseari. 

Formaggi con i buchi

La visione di Chr. Hansen va oltre i singoli consumatori. Graber e il suo team hanno calcolato che l’80% dei prodotti dell’azienda contribuisce al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Il restante 20% non sarebbe invece rilevante per perseguire i traguardi fissati dall’ONU al 2030. Ad esempio, spiega Graber, Chr. Hansen realizza prodotti che garantiscono che il formaggio abbia i suoi caratteristici buchi. È una cosa che il consumatore si aspetta, perché "non puoi immaginare di avere il tuo formaggio preferito senza buchi". Ma è un particolare che “non contribuisce a un pianeta più sostenibile, quindi non lo contiamo”. La bontà della metodologia è stata verificata e validata da PWC. 

Ci sono poi gli impegni della società in tema di clima. Nel 2023, Chr. Hansen è stata nominata come l’azienda biotecnologica più sostenibile al mondo nella classifica annuale di Corporate Knight, stilata dopo aver valutato circa seimila aziende con ricavi superiori a un miliardo di dollari.  

Un riconoscimento dovuto in gran parte all’impegno dell’azienda nel ridurre le proprie emissioni. Non si tratta solo di quelle classificate come Scope 1 e 2, ossia le emissioni dirette derivanti dalle proprie operazioni e dal consumo di energia. L’azione ha incluso anche le emissioni Scope 3, quelle associate alle attività lungo l’intera filiera. Entro il 2030, Chr. Hansen punta a una riduzione del 42% dei gas serra Scope 1 e 2 e a un taglio del 20% delle emissioni Scope 3

Riduzioni anche relativamente modeste della categoria Scope 3 hanno un grande impatto. Chr. Hansen stima, infatti, che rappresentino circa l’87% delle emissioni totali di gas serra dell’azienda. “Il coinvolgimento dei fornitori è fondamentale - spiega Graber - perché moltiplica gli sforzi che facciamo, dall’approvvigionamento delle materie prime ai trasporti fino alla logistica in tutto il mondo”. 

Unirsi al percorso di decarbonizzazione è una condizione necessaria ai grandi fornitori per poter continuare a lavorare con Chr. Hansen. Nel frattempo, la società sta fornendo supporto e strumenti ai partner più piccoli, che potrebbero avere meno risorse e capacità per affrontare la transizione. 

Chr. Hansen è in procinto di fondersi con il produttore di enzimi Novozymes, dando vita, previa approvazione normativa, alla più grande fusione mai realizzata tra due società danesi. “Riuniremo due piattaforme molto complementari: Chr. Hansen è leader nelle soluzioni microbiche e Novozymes è leader nelle soluzioni enzimatiche", afferma Graber. Nascerà così “un’azienda di bioscienza unica”. 

La sinergia prosegue nell’impegno condiviso delle due società nell’affrontare la crisi climatica. “Siamo in un momento cruciale della storia, in cui dovremo sviluppare soluzioni sostenibili dal produttore al consumatore, capaci di nutrire la popolazione globale. Ma dobbiamo farlo in modo naturale, attingendo meno dalle risorse dal pianeta”. 

La sfida degli investimenti

Per nutrire 10 miliardi di persone nel 2050, il settore agricolo dovrà aumentare la propria efficienza del 70%. Ma l’aumento delle rese deve essere accompagnato dalla riduzione dell’uso di pesticidi, erbicidi e antimicrobici per prevenire e curare le infezioni. Secondo l’ONU, il numero di decessi causati dalla resistenza agli antibiotici potrebbe salire a 10 milioni entro il 2050. Le soluzioni microbiche per la protezione naturale delle colture, incentrate su bionematocidi, biostimolanti e biofungicidi, rappresentano un modo sostenibile e rispettoso dell’ambiente per ridurre l’uso di pesticidi aumentando allo stesso tempo la produttività dei raccolti. Prodotti esistenti sul mercato che agiscono sulla canna da zucchero, sul mais e sulla soia e possono aumentare la resa di oltre il 10%. 

Secondo una stima dell’ONU, un terzo del cibo nel mondo prodotto viene sprecato, producendo l’8% dei gas serra globali. L’UE si è impegnata a dimezzare lo spreco alimentare pro capite entro il 2030. La bioprotezione prevede colture speciali che, attraverso la fermentazione, aiutano a ritardare il deterioramento e a ridurre lo spreco alimentare di latticini e altri prodotti alimentari. Chr Hansen stima che le opportunità a lungo termine per questo settore ammontino a un miliardo di euro, raggiungendo i 200 milioni di euro già nel 2025. 

Gli oligosaccaridi del latte umano sono prebiotici che contengono importanti gruppi di zuccheri presenti solo nel latte materno umano. Sono autorizzati come ingredienti per alimenti per lattanti, con effetti benefici per lo sviluppo di un sistema digestivo sano e per il sostegno del sistema immunitario e dello sviluppo del cervello.