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Cyber Security

Cosa stanno facendo le piattaforme online per proteggere le elezioni di midterm

Ottobre 2018

Facebook Twitter e Google si stanno muovendo per evitare ingerenze estere sulle urne statunitense. Ma anche per limitare la proliferazione di fake news.

Le elezioni americane di midterm, che si terranno il 6 novembre, non sono solo un test di tenuta per Donald Trump. Sono anche una prova da superare per le grandi piattaforme online. Dopo le confermate influenze politiche russe sulle presidenziali americane del 2016 e la proliferazione di fake news, Facebook, Twitter e Google sono corse ai ripari. Ecco come si stanno muovendo.   

Cosa stanno facendo Twitter e Google

Google cancella account che violano le norme delle proprie piattaforme e servizi. Una delle operazioni più consistenti è stata la chiusura di 50 profili e canali riconducibili all’emittente di Stato iraniana. In particolare, Big G ha bloccato 39 canali YouTube e 6 blog di Blogger. Mano ferma anche da parte di Twitter: ad agosto ha sospeso 284 account, molti dei quali sembrano originari dell'Iran. Il social network guidato da Jack Dorsey si sta impegnando anche contro la diffusione di bufale. Il ceo, oltre a chiudere alcuni account cospirazionisti (anche molto popolari), ha dichiarato di voler rivedere il sistema di incentivi alla base di Twitter per cambiare radicalmente il modo in cui gli utenti interagiscono. In altre parole: la conta in tempo reale dei follower e il tasto retweet (che rilancia nella propria rete un messaggio altrui) sarebbero strumenti deleteri. Perché incoraggerebbero la circolazione di fake news. 

La grande sfida di Facebook

Gli occhi sono puntati soprattutto su Facebook. Sia per le dimensioni del social network, sia perché è stato il più coinvolto nel caso delle ingerenze russe. Allora, alla fine del 2016, Mark Zuckerberg aveva negato. Poi ha cambiato atteggiamento e ha investito in sicurezza. Ad agosto ha chiuso 652 fra pagine, gruppi e profili, alcuni dei quali riconducibili a Iran e Russia e parte di una condotta “coordinata”. Facebook ha puntato sull'intelligenza artificiale per cacciare contenuti proibiti in modo più rapido ed efficace. A febbraio, poi, ha provato a imbrigliare gli inserzionisti esteri con un nuovo-vecchio metodo. Invia una cartolina a chiunque voglia pubblicare un annuncio pubblicitario. Servirà per verificare se è effettivamente residente negli Stati Uniti. Le cartoline contengono un codice che dovrà essere utilizzato per confermare l'identità e la propria residenza. Perché la legge americana proibisce l'incasso di contributi elettorali provenienti dall'estero. Attenzione però anche al fronte interno. A settembre Facebook ha rimosso 17 pagine americane di supporto a conservatori e liberali, con un pubblico complessivo di 30 milioni di utenti. Rilanciavano i contenuti di una testata, LifeZette.com, fondata dall'opinionista di Fox News Laura Ingraham. Il social network è intervenuto perché le pagine erano riconducibili ad account falsi e violavano le regole sullo spam. Sempre a settembre, Facebook ha lanciato un nuovo progetto dedicato ai candidati e ai loro staff. Chi decide di farne parte, viene supportato per intraprendere misure di sicurezza informatica più stringenti e viene “sorvegliato” in modo più accurato. Per evitare che dai punti deboli della rete possa entrare un nuovo attacco.