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Il quadro dei contagi migliora e l'Italia non prorogherà lo stato di emergenza oltre il 31 marzo. Ma, per la prima volta in più di due anni, la pandemia è passata in secondo piano a causa dell'attacco russo all'Ucraina: un conflitto in piena Europa.
Il 24 febbraio la minaccia di Putin si è trasformata in realtà: la Russia ha attaccato l'Ucraina. Oltre alle questioni umanitarie e geo-politiche, ci sono quelle economico-finanziarie. Il quadro è ancora in divenire, tra possibili sanzioni e blocchi commerciali. La BCE ha stimato che – in uno scenario medio – la crescita dell'Eurozona potrebbe subire un rallentamento dello 0,3%-0,4% del PIL. Nella prospettiva più cupa, però, il contraccolpo potrebbe arrivare all'1%.
L'offensiva di Mosca ha innescato la reazione immediata delle borse. Il 24 febbraio, giorno dell'attacco, il Ftse Mib di Milano ha perso il 4,18%, il Dax di Francoforte il 4,09%. Giù anche le borse in Francia (-3,87%), Spagna (-2,95%). Male Londra (in calo del 3,82%) e Wall Street (con il Dow Jones che perdere il 2,11%). Mosca è precipitata: -33% dopo che la seduta era stata sospesa. In una sempre più stretta correlazione con i mercati internazionali, hanno perso valore anche le principali criptovalute, Bitcoin ed Ethereum. Il giorno successivo, però, c'è stato un parziale recupero.
A febbraio l'Istat ha diffuso i dati relativi al mese di gennaio. L'incremento dei prezzi è stato dell'1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua, mai così alto dal 1996 e in accelerazione rispetto al +3,9% del mese precedente. Già nei mesi scorsi, il settore energetico era stato uno dei propulsori dell'inflazione. Il conflitto è destinato a spingerla ancor di più. Come atteso, infatti, l'attacco ha fatto aumentare i prezzi del gas, del greggio (che ha superato la soglia dei 100 dollari al barile), oltre a quello dell'oro.
Inflazione, incertezza e possibile rallentamento della crescita si intrecciano, condizionando la politica monetaria delle Banche Centrali. A febbraio sono stati diffusi i verbali della riunione del Fomc, il braccio operativo della Fed. La Federal Reserve ha rinnovato il proposito di accorciare i tempi e procedere verso una politica meno accomodante se l'inflazione dovesse rimanere elevata.
All'inizio di febbraio la BCE – come atteso – ha lasciato invariati i tassi d'interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi. Anche Francoforte prevedeva comunque un rallentamento dello stimolo monetario. Tuttavia, il conflitto russo-ucraino potrebbe cambiare le carte in tavola. Se da una parte spinge ulteriormente l'inflazione, dall'altro potrebbe rappresentare una zavorra per la crescita. Si sono quindi già levate alcune voci, come quella di Isabel Schnabel (membro del comitato esecutivo della BCE) e di Francois Villeroy de Galhau (governatore della Banque du France) per “prendere tempo” su un eventuale rialzo dei tassi in modo da non pesare sulla ripartenza.
Lo spostamento dei riflettori verso Kiev ha, per la prima volta in oltre due anni, fatto passare in secondo piano la pandemia. Anche se il livello di guardia resta alto, l'incidenza dei contagi è in calo. Mentre l'Unione europea ha uniformato gli obblighi necessari alla circolazione tra i Paesi membri, il governo italiano ha affermato che non rinnoverà lo stato d'emergenza oltre il 31 marzo. Non vuol dire che le restrizioni cesseranno da aprile. Si va però verso una graduale normalizzazione, che dovrebbe avere un impatto positivo sui consumi.
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