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Meno spostamenti (soprattutto per motivi di lavoro e studio) e un minore ricorso ai mezzi pubblici: sono le due tendenze più chiare che emergono dai dati Istat sulla mobilità degli italiani, una fotografia dell'impatto pandemico sul modo di muoversi.
Prima della pandemia, oltre l’80% degli intervistati attualmente occupati o studenti maggiorenni si spostava almeno cinque volte a settimana per motivi di lavoro o studio, cioè praticamente tutti i giorni periodo di riposo escluso. Si fermava al 13% la quota di chi si muoveva da uno a quattro giorni a settimana, mentre l'Istat definisce “trascurabile” la frazione di intervistati che effettuava meno di uno spostamento a settimana: 3,6%.
L'indagine fa trasparire “un cambiamento importante nella frequenza degli spostamenti per i prossimi mesi di settembre-ottobre”. Rispetto al periodo pre-pandemia, la quota di intervistati che prevede di raggiungere il luogo di studio o lavoro almeno cinque volte a settimana si riduce in modo sensibile, al 68,1%. Aumentano, invece, gli intervistati che prevedono di fare meno di uno spostamento a settimana: sono il 12,4%, gran parte dei quali stima di non muoversi affatto.
Tra occupati e studenti, ben uno su quattro prevede quindi di modificare la propria frequenza di spostamento rispetto a prima della pandemia. E in un caso su due il COVID-19 rappresenta l'unica ragione del cambiamento, cui si aggiunge un 17% che la definisce una concausa.
I dati ritraggono dunque uno scenario molto diverso rispetto a gennaio-febbraio 2020: ci si sposta solo quando necessario, con gli studenti che frequentano meno le aule e i lavoratori che (quando possono) riservano allo smart working una parte del proprio impiego settimanale.
I cambiamenti nella modalità di trasporto sono meno significativi rispetto alla frequenza di movimento: interessano solo un intervistato su dieci. Identificano però una direzione chiara: la migrazione dai mezzi pubblici all'auto privata. Il ricorso al trasporto pubblico, infatti, cala dal 27,3% pre-pandemia al 22,6% dell'autunno 2021. La rinuncia a bus, metro e tram non sembra tradursi in un maggiore ricorso a bici e monopattini (sostanzialmente stabile). Ad aumentare è invece l'utilizzo dell'auto privata: dal 44,1% arriverà a coprire quasi la metà degli spostamenti nel prossimo autunno. Cresce anche l'utilizzo dell'auto come passeggero (dal 3,1% al 3,8%).
Guardando agli spostamenti per motivi diversi da studio o lavoro (quindi meno ancorati a obblighi e necessità), la maggioranza degli intervistati (oltre il 55%) non utilizzava già prima e continuerà a non utilizzare il trasporto pubblico. Uno su quattro lo utilizzerà come in precedenza. Solo una ristretta minoranza (vicina al 2%) ne aumenterà l'utilizzo, mentre il 17,6% ridurrà la frequenza. Anche in questo caso, quindi, emerge una minore propensione all'utilizzo di bus e metro. E anche in questo caso la motivazione principale è il COVID-19. A differenza di quanto osservato tra studenti e lavoratori, però, non sembra esserci una forte propensione all'uso dei veicoli privati a motore: tra chi prevede di cambiare (un intervistato su cinque) prevalgono coloro che li utilizzeranno con minore frequenza rispetto a quelli che prevedono di incrementarne l’utilizzo.
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