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Mobilità Sostenibile

Mobilità, come sono cambiate le abitudini degli italiani dopo la pandemia

Ottobre 2021

Ci si sposta con minor frequenza, soprattutto per studio e lavoro. Cala l'utilizzo dei mezzi pubblici, a vantaggio delle auto private.

Meno spostamenti (soprattutto per motivi di lavoro e studio) e un minore ricorso ai mezzi pubblici: sono le due tendenze più chiare che emergono dai dati Istat sulla mobilità degli italiani, una fotografia dell'impatto pandemico sul modo di muoversi.

Il calo degli spostamenti

Prima della pandemia, oltre l’80% degli intervistati attualmente occupati o studenti maggiorenni si spostava almeno cinque volte a settimana per motivi di lavoro o studio, cioè praticamente tutti i giorni periodo di riposo escluso. Si fermava al 13% la quota di chi si muoveva da uno a quattro giorni a settimana, mentre l'Istat definisce “trascurabile” la frazione di intervistati che effettuava meno di uno spostamento a settimana: 3,6%.

 

L'indagine fa trasparire “un cambiamento importante nella frequenza degli spostamenti per i prossimi mesi di settembre-ottobre”. Rispetto al periodo pre-pandemia, la quota di intervistati che prevede di raggiungere il luogo di studio o lavoro almeno cinque volte a settimana si riduce in modo sensibile, al 68,1%. Aumentano, invece, gli intervistati che prevedono di fare meno di uno spostamento a settimana: sono il 12,4%, gran parte dei quali stima di non muoversi affatto.

Le ragioni del cambiamento post-pandemia

Tra occupati e studenti, ben uno su quattro prevede quindi di modificare la propria frequenza di spostamento rispetto a prima della pandemia. E in un caso su due il COVID-19 rappresenta l'unica ragione del cambiamento, cui si aggiunge un 17% che la definisce una concausa.

 

I dati ritraggono dunque uno scenario molto diverso rispetto a gennaio-febbraio 2020: ci si sposta solo quando necessario, con gli studenti che frequentano meno le aule e i lavoratori che (quando possono) riservano allo smart working una parte del proprio impiego settimanale.

Meno mezzi pubblici, più auto

I cambiamenti nella modalità di trasporto sono meno significativi rispetto alla frequenza di movimento: interessano solo un intervistato su dieci. Identificano però una direzione chiara: la migrazione dai mezzi pubblici all'auto privata. Il ricorso al trasporto pubblico, infatti, cala dal 27,3% pre-pandemia al 22,6% dell'autunno 2021. La rinuncia a bus, metro e tram non sembra tradursi in un maggiore ricorso a bici e monopattini (sostanzialmente stabile). Ad aumentare è invece l'utilizzo dell'auto privata: dal 44,1% arriverà a coprire quasi la metà degli spostamenti nel prossimo autunno. Cresce anche l'utilizzo dell'auto come passeggero (dal 3,1% al 3,8%).

Gli spostamenti non per studio né per lavoro

Guardando agli spostamenti per motivi diversi da studio o lavoro (quindi meno ancorati a obblighi e necessità), la maggioranza degli intervistati (oltre il 55%) non utilizzava già prima e continuerà a non utilizzare il trasporto pubblico. Uno su quattro lo utilizzerà come in precedenza. Solo una ristretta minoranza (vicina al 2%) ne aumenterà l'utilizzo, mentre il 17,6% ridurrà la frequenza. Anche in questo caso, quindi, emerge una minore propensione all'utilizzo di bus e metro. E anche in questo caso la motivazione principale è il COVID-19. A differenza di quanto osservato tra studenti e lavoratori, però, non sembra esserci una forte propensione all'uso dei veicoli privati a motore: tra chi prevede di cambiare (un intervistato su cinque) prevalgono coloro che li utilizzeranno con minore frequenza rispetto a quelli che prevedono di incrementarne l’utilizzo.