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Fintech

Quanto ci fidiamo dell’online banking?

L’online banking e il problema della fiducia

Dicembre 2023

Tempo di lettura: 3,5 min

Per molte persone i servizi bancari digitali sono ancora poco affidabili, ma la percezione cambia a seconda del Paese. In Nord Europa troviamo i più abituati all’online banking. I più diffidenti? Marocchini e libanesi.

Fidarsi è bene, non fidarsi (dell’online banking) è meglio. Questo, in sintesi, il messaggio che arriva da più di un quarto dei consumatori a livello globale in merito alle proprie abitudini di gestione dei risparmi. Lo afferma una ricerca promossa da YouGov Global Profiles, che ha intervistato persone di 48 mercati internazionali diversi. E il risultato aggregato ci dice che il 27% dei rispondenti non è a proprio agio con i sistemi bancari online.

Non è una questione di età

Se state pensando che siano soprattutto le persone più anziane ad essere contrarie all’online banking, vi state sbagliando. Il 29% delle persone tra i 18 e i 44 anni ha dichiarato di essere a disagiocon i servizi bancari digitali, mentre gli over 55 sono quelli che si sentono più in disaccordo con questa affermazione, per la precisione nel 53% dei casi.

Le differenze tra le varie culture europee

Analizzando i dati più in profondità notiamo che la percezione cambia a seconda dei Paesi. Per esempio, in Italia solo il 15% degli intervistati è a disagio con l’online banking, mentre tra gli slovacchi e i polacchi la quota sale al 18%. Più scettici spagnoli, greci e inglesi, tutti tra il 24% e il 25%. Guidano la speciale classifica del Vecchio Continente i Paesi nordici, con appena il 10% di pareri contrari in Finlandia e l’11% in Danimarca e Norvegia.<H2>

I più insoddisfatti al mondo? I marocchini

Ampliando lo sguardo a livello globale, scopriamo che il 44% dei marocchini dichiara di non essere a proprio agio con i sistemi bancari online, seguiti a ruota dai libanesi con il 40% di insoddisfatti. Male anche gli Emirati Arabi Uniti con il 36% e l’Arabia Saudita con il35%. Anche i cittadini statunitensi dimostrano un basso livello di apprezzamento, con il 38% degli intervistati che non si fida delle banche online.

Curioso il caso dell’India, che guida la classifica asiatica degli insoddisfatti dall’online banking, con il 37% dei rispondenti. Una posizione che stupisce soprattutto se confrontata con quella di alcuni Paesi del medesimo continente: Singapore è al 20%, la Cina al 19% e Hong Kong addirittura al 17%, meno della metà rispetto agli indiani.

La sfida della cybersecurity

L’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, ha pubblicato un rapporto promosso dal proprio Centro di ricerca per l’innovazione e la banca (ABI Lab) in cui emerge che circa il 91% delle banche italiane ha aumentato o mantenuto stabile il proprio budget ICT nel 2023 rispetto al 2022. E se la prima voce tra le priorità di investimento è risultata essere l’acquisizione digitale di clienti, con il 68% delle risposte, la seconda è il rafforzamento delle componenti di sicurezza, necessario proprio per raggiungere il primo obiettivo.

I player nazionali e internazionali sanno bene quanto è importante garantire la sicurezza ai propri clienti, per spingerli a utilizzare sempre più l’online, ma devono anche tenere conto delle diverse esigenze generazionali. Sempre ABI Lab, in partnership con Doxa, ha presentato una ricerca dove emerge che per i baby boomers (persone tra i 55 e i 74 anni) il computer dà un senso di maggiore sicurezza, mentre per i giovani millenial e Gen-Z (persone tra i 18 e i 30 anni) è lo smartphone ad essere più affidabile. Se poi parliamo di effettuare un acquisto, confermare un’operazione o inserire una password, vediamo che i più giovani preferiscono i sistemi biometrici come il riconoscimento delle impronte digitali o del viso, mentre i più anziani si fidano ancora delle password o dei codici d’accesso.