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Politica

Esteri, economia, ambiente: un anno di Biden

Gennaio 2022

Nei primi 12 mesi dal suo insediamento, la presidenza democratica ha ridotto la disoccupazione e visto impennare l'inflazione. Controversa la gestione della pandemia e dei rapporti internazionali.

Poco più di un anno fa, il 20 gennaio 2021, si insediava alla Casa Bianca Joe Biden. Una presidenza attesa, un cambio di passo dopo quella molto discussa di Donald Trump. È stato un anno fatto di alcune luci e tante ombre, dall'ambiente all'economia fino alla politica estera.

USA: COVID-19 e ripresa

Impossibile non cominciare dalla gestione della pandemia. Biden ha senza indugio puntato sulla vaccinazione come principale argine. Dopo una partenza rapida, la marcia ha accusato un rallentamento: sono circa due su tre gli statunitensi vaccinati. Rispetto a Trump ha avuto un approccio più interventista, ma i risultati (come in molti altri Paesi) non sono stati brillanti.    

 

Occupazione e mercati: i risultati di Biden

In ambito economico, la più grande vittoria di Biden è l’Infrastructure Investment and Jobs Act, un piano d'investimenti da 1200 miliardi dedicato alle infrastrutture. Gli USA sono stati uno dei primi Paesi a rilanciare la crescita dopo la fase più acuta della prima ondata, andando però incontro a un rallentamento più brusco del previsto nella seconda parte del 2021.

 

Positivi sono i dati sull'occupazione. Secondo gli ultimi disponibili (relativi a dicembre) la disoccupazione è calata fino al 3,9%, a un passo dal livello pre-pandemia (3,5%): quando Biden si è insediato era del 6,3%. A dicembre, però, sono stati creati solo 199 mila posti di lavoro, molti meno dei 440 mila previsti.

 

Per i sostenitori, Biden ha avuto un ruolo cruciale nel supportare l'occupazione. Per i detrattori, si sarebbe trattato di un andamento fisiologico dopo il crollo pandemico. Le posizioni si ribaltano quando si parla di inflazione: il tasso è salito fino a sfiorare il 7%, a livelli che non si vedevano da circa quarant'anni. Il rapido incremento dei prezzi è un fenomeno comune a tutti i Paesi segnati da una vigorosa ripresa (quindi non dipendente dalla Casa Bianca), ma si sta facendo sentire sui cittadini, erodendo non solo il potere d'acquisto ma anche la fiducia nei confronti del presidente.

 

L'inflazione è stato il fattore che potrebbe convincere la Fed a intervenire in modo più repentino rispetto a quanto previsto. Una disposizione che ha innescato l'inversione di tendenza dei mercati azionari.

Il cambio di passo di Biden sulla questione ambientale

A meno di un mese dall'insediamento, Biden ha riportato gli Stati Uniti tra i firmatari dell’Accordo di Parigi. Il piano di investimenti da 1200 miliardi tocca anche le infrastrutture green. Nel corso della COP26 e degli altri summit globali, ha più volte chiesto scusa per la linea Trump (da sempre scettico, a tal punto da portare gli Stati Uniti fuori dall'Accordo di Parigi) e si è impegnato ad adottare misure concrete per la riduzione dell'impatto ambientale

Politica estera

La presidenza Biden si è riavvicinata a uno storico alleato come l'Ue, tendendo la mano anche con la riduzione dei dazi istituiti dal predecessore. Nei confronti della Cina, i toni sono stati meno accessi, ma nella sostanza poco è cambiato. In particolare, Pechino ha intimato a Biden di non intromettersi quando il presidente USA ha prospettato un intervento in difesa di Taiwan in caso di attacco cinese. Il fronte più discusso è stato però quello in Afghanistan: Biden ha firmato la ritirata dal Paese dopo vent'anni, spalancando le porte al definitivo ritorno al potere

Verso le elezioni: polarità in calo

Quest'alternanza di luci e ombre ha prodotto un calo della popolarità che ha pochi eguali nella storia recente. Secondo i dati di FiveThirtyEight riportati dall'Ispi, a un anno dal voto solo il 43% degli americani esprimeva un'opinione favorevole al presidente. Cioè sotto la soglia critica del 50%, peggio di Clinton (46%) e poco meglio di Trump (37%). Si tratta di dati importanti perché nel 2022 si terranno le elezioni di metà mandato, che potrebbero rimescolare gli equilibri al Congresso e condizionare le scelte future della Casa Bianca.